Caffè Letterario Moak – XXII edizione
Concorso nazionale di narrativa
scadenza 18/02/2025
Concorso nazionale di narrativa
scadenza 18/02/2025
LA FAMIGLIA DI SARA MESA
Padre e Madre hanno quattro figli Rosa, Damian, Aquino e Martina , la nipote adottata.
Quando Padre e Madre si sono conosciuti e sposati, hanno stipulato un contratto: formare una famiglia come loro desideravano.
Così è stato, Padre ha imposto a Madre il suo stile di vita, niente sprechi, niente elettrodomestici, niente di tutto ciò che poteva essere alla moda. Con la nascita dei figli nulla cambia, Padre impone la sua educazione, niente giochi inutili, niente smack o merendine, niente televisione, uscite sotto la sua stretta sorveglianza e solo intorno al loro isolato.
Tutta la loro vita si svolge in quella casa con obblighi assurdi, come stare insieme per due ore o andare a letto alle 23 anche se i figli hanno sonno prima. I figli devono solo obbedire senza provare nemmeno a chiedere spiegazioni. Lui è il Padre, lui detiene il potere di dettare legge in casa.
L'autrice Sara Mesa, con una scrittura attenta e precisa, ci immerge in questo controllo ossessivo e soffocante che Padre detta in quella famiglia, dove non ci sono segreti, ma dove leggeremo mancate verità.
Il ritmo a zig zag nel tempo, fra ricordi presenti e passati, aumenta il senso soffocante che si vive o viveva in quelle mura.
Un controllo persecutorio che denuncia quanto il clima in quella famiglia fosse di una devastante violenza psicologica sottile, ma in grado di spezzare gli animi di tutti coloro che vivono in quella casa .
Padre non urla mia, non litiga, ma la violenza e le costrizioni si percepiscono tutte, e fa male leggerle e vedere la sofferenza dei figli quando si immergono nella vita reale che non conoscono.
Perchè hanno vissuto tutti come reclusi.
Ho apprezzato molto la mancanza dei nomi dei genitori, rafforza la generalità dei tanti Padri e Madri che soffocano i figli o stanno muti e non affrontano il partner.
Un romanzo la cui scrittura si fa largo in maniera limpida e tagliente e impone di guardare dentro quella casa dove il potere è esercitato in modo ossessivo e soggiacente.
Un romanzo straordinario che vi catturerà e vi farà percepire quel clima soffocante di controllo spietato e silenziosamente violento.
VALUTAZIONE: 💛💛💛💛💛
Scheda Libro
Autore: Sara Mesa
Titolo: La famiglia
Casa Editrice: La nuova frontiera
Pagine: 224
Trama
“In questa famiglia non ci sono segreti”, proclama all’inizio del libro Damián, il padre, un uomo di idee e ideali granitici, ossessionato dalla rettitudine e che considera la sua famiglia “Il Progetto”. Ma questa casa senza segreti è in realtà piena di crepe, e l’atmosfera oppressiva che aleggia tra le sue mura creerà, alla lunga, ipocrisie, inganni, menzogne e, alla fine, un irrefrenabile desiderio di fuga.
Composta da due bambine, due bambini, una madre e un padre, questa famiglia apparentemente normale, di classe media e piena di buone intenzioni, è la protagonista di un formidabile romanzo corale che abbraccia diversi decenni. Nel seguire le sue storie, da molteplici angolature, sentiamo battere forte il desiderio di libertà e la critica ai pilastri che tradizionalmente hanno sostenuto, e ancora oggi in parte sostengono, l’istituzione familiare: autoritarismo e obbedienza, vergogna e silenzio.
Biografia
FUA' FUSINATO, ERMINIA (1834 - 1876)
Ancora una poetessa dimenticata
Erminia Fuà nacque a Rovigo il 5 ottobre 1834 da Marco, medico, e Geltrude Bianchi, entrambi di religione ebraica. Ben presto la famiglia si trasferisce a Padova e la sua educazione e cultura viene affidata allo zio Benedetto che la conduce all’amore per i versi. Ama leggere e studiare ma tutto si svolge a casa, non conseguì mai un titolo di studio, il destino delle donne non prevedeva il loro inserimento in ambito scolastico, inoltre la madre e una sorella erano ammalate di tubercolosi e lei doveva prendersi cura di loro.
Relegata in casa, come tutte le donne coetanee del tempo, inizia a scrivere i primi versi.
Nella sua famiglia si seguono le idee liberali e si intrattengono diversi poeti e patrioti italiani, durante uno di questi incontri, in cui anche lei delizia gli ospiti con i suoi scritti, conosce Arnaldo Fusinato, poeta e patriota italiano che lotta per l’indipendenza dell’Italia dalla dominazione austriaca.
Lei non ha ancora diciotto anni e si innamora di questo uomo, più anziano di lei, vedovo e cattolico.
Sfida la sua famiglia ebrea per sposarlo, si rifugia a Venezia dallo zio Benedetto per sfuggire ai tentativi del padre a dissuaderla, dimostrando quanto fosse emancipata e determinata non solo per la forza dell’amore, ma per la sua idea di donna libera da costrizioni e dall’accettare passivamente un diniego.
Per sposare il suo amato, si convertì al cattolicesimo e lo sposò nel 1856, durante il viaggio di nozze furono ospiti di Ippolito Nievo.
Inizia per lei una vita diversa, più attiva e impegnata politicamente, ne sposa la causa e sostiene il marito nelle battaglie risorgimentali, rivelando il suo spirito battagliero e patriottico non solo nei versi ma nelle battaglie. Prende parte in modo attivo ai comitati antiaustriaci, al movimento risorgimentale senza paura ma con coraggio, da spirito libero e si guadagna il soprannome di giardiniera o quarantotto.
Quando la situazione precipita e il marito deve scappare per nascondersi, per lei la vita diventa più difficile che inizialmente affronta da sola. Lo raggiunge e per sfuggire agli austriaci scappano a Firenze, nella città di Dante Erminia conosce altri patrioti e poeti di spicco, tra cui ricordiamo Tommaseo e Capponi.
Successivamente Erminia e Arnaldo si rifugiano a Roma.
Nel 1874 pubblica il suo primo libro di poesie.
La nascita di tre figli, Giovanni Guido e Teresita non le impedirono di occuparsi di politica accanto al marito, né di continuare scrivere versi. Non si stancò mai di approfondire la sua cultura ampliando le conoscenze in ambito letterario e storico e fino agli ultimi attimi di vita continuò a scrivere pensieri e poesie in cui spiccava in primo piano il suo amore per gli ideali della patria dell’Italia unita che sognava e che aveva lottato per raggiungere l’obiettivo risorgimentale di cui nel veneto fu l’anima ispiratrice. Non possiamo definirla una femminista, o pre-femminista. Erminia era uno spirito libero e indipendente che lottava per la Patria e per l’istruzione a tutti, anche per le donne.
Morì a Roma il 30 settembre del 1876 a soli 41 anni ma da tempo il suo fisico era minato dalla tubercolosi.
Maria Lucia Ferlisi
Fuà Fusinato 1873 poesia dedicata al fratello.
Al mio nascer, bambino io ti trovai
Sorridente alla mia culla d’appresso,
E al crescer nostro il nostro amor, lo sai,
Cresceva anch’esso.
Teco io vissi l’infanzia, e teco i primi
Giochi e studî ho divisi, e i nostri petti
Si aprîr concordemente ai più sublimi
E santi affetti [...]
Ma fanciul più non sei! ti chiama adesso
A nuove cure il tuo nuovo destino,
E ti dischiude a più severo incesso
Altro cammino.
CARMEN SARI nel suo elaborato definisce la poetessa in modo superlativo:
Erminia Fuà, “poetessa di vocazione e non di elezione”
Erminia Fuà Fusinato, poetessa, divulgatrice delle nieviane Confessioni d’un Italiano, educatrice, socia corrispondente dell’Ateneo Veneto dal 1872 al 1876, anno della sua morte, nel volume intitolato Versi, che può definirsi un’autobiografia poetica, offre al lettore molteplici scenari, privati e pubblici, della società ottocentesca italiana. «Senza avere neppure appreso le leggi del metro» – come dichiara a Tabarrini nel 1873 – Erminia racconta, con forma schietta e semplice, il Risorgimento italiano, le disavventure familiari, le bellezze della natura, il ruolo e la condizione della donna, i dolori e le gioie di un’esistenza travagliata, condizionata, emancipata. Dio, patria, famiglia sono tre concetti fondanti la vita e la produzione poetica della scrittrice rodigina. L’animo di Fuà, che si espande nel celebrare la patria libera, gloriosa, unita, indipendente, si eleva ancora di più, se possibile, quando evoca immagini del suo ‘santuario domestico’. La poetessa ha dato prova della spontaneità, della grazia e della bellezza artistica. La forma stessa appare conforme a quell’estetica del bello che si cela nel vero e il pensiero fluisce così come nacque nella sua mente. Ciò conferisce alla poesia quel carattere di ingenuità, verità e purezza che si ammira nei rimatori antichi e che Leopardi ritrovò nell’imitazione dei Greci.
Il titolo del presente contributo, che riprende un'espressione utilizzata da Marco Tabarrini nella prefazione al volume Versi di Erminia Fuà, trova conferma nella poesia che la poetessa rodigina dedica al marito Arnaldo Fusinato, di cui riporto, qui, alcuni versi significativi:
Sì, non appena la mia giovin mente
Comprese il gaudio,
La speranza e il pianto,
Un affetto mi vinse alto e potente
Per questa ispiratrice arte del canto;
E una voce secreta:
Canta, mi disse, tua sarai poeta.
Nella testimonianza di Pompeo Gherardo Molmenti: la poesia era nata con lei; sarebbe diventata una grande improvvisatrice, ma fortunatamente non la tentò il plauso lusinghiero. La sua casa era il ritrovo di colte ed egregie persone, che ammiravano il suo ingegno precoce, e nel cui frequente conversare si sviluppò, forse inavvertitamente, quell'innato sentimento del bello e del buono, che fu l'ispiratore costante dei suoi scritti e delle sue azioni.
OPERE
Versi (1874)
Scritti educativi (1873)
Scritti letterari (1882, postumo)
Ricordi e lettere ai figli (1887, postumo)
Grazie a questi siti che ne conservano la memoria
https://www.iismarchesi.edu.it/pagine/erminia-fu-fusinato-la-dimenticata-patriota-italiana-e-poetessa-di-vocazione
https://it.wikipedia.org/wiki/Erminia_Fu%C3%A0_Fusinato
https://www.italianisti.it/pubblicazioni/atti-di-congresso/i-cantieri-dellitalianistica-ricerca-didattica-e-organizzazione-agli-inizi-del-xxi-secolo-2016/Sari.pdf
Le rondini di Kabul
di Yasmina Khadra
(Mohamed Moulessehoul)
Impressioni di Maria Lucia FerlisiScheda libro
Autore: Yasmina Khadra
Titolo: Le rondini di Kabul
Casa Editrice: Sellerio
Pagine: 248
Sinossi
Biografia
Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia. In Italia sono pubblicati molti dei suoi romanzi, tra cui i due noir Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro del 2008 per la rivista letteraria «Lire» (adattato a film nel 2012). Con Sellerio: Gli angeli muoiono delle nostre ferite (2014), Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (2015), L'ultima notte del Rais (2015), L'attentato (2016), dal quale è stato tratto il film di Ziad Doueirie, Khalil (2018), L'affronto (2021) e Le rondini di Kabul (2021).
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