venerdì 16 agosto 2024

Ippolita Sforza - ambasciatrice di pace-

 Ippolita Sforza




Ippolita nacque il 18 aprile 1445 da Francesco Sforza, condottiero che diventerà duca di Milano, e da Bianca Maria Visconti,  figlia del duca di Milano filippo Maria Visconti. 

Fin da fanciulla dimostrò il  proprio amore per le lettere e ebbe i migliori maestri di letteratura classica e greco.

 Il 10 ottobre 1465 andò in sposa a Alfonso Aragona, duca di Calabria, un matrimonio segnato dalla violenza e attacchi di gelosia del consorte, e dal quale ebbe tre figli.

La sua vita fu pervasa da una profonda religiosità, pregava e digiunava per tutti i voti che prometteva e in onore dei defunti genitori. Portava visita ai prigionieri, donava alimenti ai più poveri, donava soldi ai monasteri e regalava la dote alle ragazze povere.

Morì a Napoli il 19 agosto del 1488,  poco prima che il marito diventasse Re di Napoli.


 Così viene descritta: 

«Bella, biancha, bionda, hebbe occhii venusti, naso un poco aquilino che li dava gratia. Hebbe denti belli, aspecto de grande maiestà. Fu più presto grande che mediocre. Le mane havea belle, come de colore eburneo, cum le dita longhe. Lo aspecto suo fu de grande maiestà, mansueto et gratioso. Fu in eloquio facunda et eloquente. Legea egregiamente cum suavi acenti et resonantia, et intendea, assai mediocremente, latino. [...] Fu de colera dolce. Le sue ire, li suoi sdegni et le sue pace furono sempre cum carità, dolceza et prudentia, per modo era habiuta in singulare amore, timore et reverentia da li populi. Dove rechedea la rasone et il bisogno era familiare, affabilissima et prudente, di che li populi diceano che lei era a loro benigna matre. Havea compassione a quelle misere donne che non se conservavano in pudica fama; le amoniva cum sancto modo. Li rancori et le discordie che infra li suoi sentiva, levava via, reducendoli ad benivolentia et a pace. Fu donna devota; deiunava spesso in pane et in acqua, orava, contemplava [...] vivea sanctamente, como religiosa [...] era elemosinatrice molto [...] auxiliava, in quello potea, de le sue proprie substantie maritare donzelle, et de le persone povere secrete munificava, senza che fusse adimandata, che parea proprio havesse lei provato le miserie de la paupertate [...] se iudicava come sancta fama de le sue illustre opere la pudicitia del suo pecto et la integrità de la mente. [...] Detestava cum angoscia li vitii et specialmente de le inpudiche donne [...] Sapea cum grande modestia cum ogni generatione deportarsi, excepto cum li adulatori, suxeroni et reportatori de mali, li quali fugiva come pestifero morbo»



lunedì 5 agosto 2024

 PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE

 «DONNA» 


XXXV Edizione Il Centro Italiano Femminile, sezione di Fasano, indice la XXXVI edizione del Premio Letterario internazionale “DONNA” per romanzi editi in lingua italiana.


 Si precisa che: 

 1. Il tema è libero. 

2. Non sono ammesse raccolte di racconti 

3. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, uomini e donne. 

4. È consentita la partecipazione di un solo romanzo per autore. 

5. Sono ammessi al concorso romanzi pubblicati dal 2022 in poi. Non sono ammesse ristampe o riedizioni di edizioni precedenti. Sono escluse le opere pubblicate esclusivamente come e-book o in self-publishing. 

5. Gli autori dovranno far pervenire n.1 copia cartacea dell’opera, unitamente al modulo di iscrizione, indirizzandole a: C.I.F./Premio letterario Internazionale “Donna”, Via Brodolini 26, 72015 Fasano (BR). 4. Saranno ritenuti validi i testi inviati entro e non oltre il giorno 8 settembre 2024. VINCITORI ED ESITI: saranno avvisati telefonicamente e/o via email dalla segreteria del Premio “Donna” solo i vincitori e i menzionati per merito, i cui nomi verranno resi noti al pubblico durante la cerimonia di premiazione. Non sono previsti attestati di partecipazione ai concorrenti. 

PREMI: Per i primi tre classificati sono previste targhe ed eventuali assegni, solo se offerti dall’Amministrazione comunale di Fasano. Spese di vitto e alloggio sono a carico dei partecipanti. N.B.: La presenza dei vincitori alla serata di premiazione è condizione necessaria per il conferimento del premio. 

Questo avrà luogo durante la serata-evento che si terrà presumibilmente sabato 8 MARZO 2025 presso il Teatro Sociale di Fasano (Br). La conferma della data della cerimonia di premiazione verrà comunicata ai finalisti e ai menzionati circa un mese prima dell’evento. Non sono ammesse deleghe. I testi saranno valutati da giuria qualificata. 

Per restare sempre aggiornati su tutte le notizie riguardanti il Premio Letterario Internazionale 2 “Donna” seguire la pagina facebook https://www.facebook.com/premioletterariodonna; invece per avere ulteriori informazioni e/o chiarimenti inviare una mail all’indirizzo premiodonna@gmail.com . Fasano, 08 giugno 2024 La segreteria del Premio Letterario Internazionale “Donna

lunedì 29 luglio 2024

Il cognome delle donne di Aurora Tamigio

Il cognome delle donne 
di
 Aurora Tamigio

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

 La saga famigliare inizia con Rosa che dopo un adolescenza passata a prenderle dal padre fugge con un ragazzo incontrato ad una fiera e con lui inizia l'attività di ristoratrice in un paesino arroccato nelle montagne siciliane. 

Sebastiano Quaranta è diverso dal padre, non la picchia e non la tiene chiusa in casa, per lei questo è un motivo di grande devozione verso quest'uomo che non conosce la violenza. 

Dall'unione nascono tre figli: Donato, Fernando e Selma. arriva la guerra e di quell'uomo non rimane nulla, un corpo straziato, mutilato che lei non vuole riconoscere. Per lei Sebastiano Quaranta è morto e da lassù veglia su di lei.

Ferdinando non si forma nessuna famiglia, Donato diventa prete e Selma sposa un bellimbusto, Santi Meraviglia che la farà soffrire e ruberà i soldi che Rosa aveva accumulato negli anni per dare un futuro alla figlia. 

Selma avrà tre figlie femmine Patrizia, Lavinia e Marinella. Patrizia, dopo la morte della madre ed essere stata buttata fuori casa dal padre che si è risposato, diventa il capo famiglia e guida le sorelle ad affrontare la vita.

L'ennesima saga famigliare dove si vuole dare una veste di "forza alle donne" per accattivare il lettore.

Aurora Tamigio da una buona prova di scrittura, ha appena terminato il corso di scrittura creativa alla scuola delle narrazioni di Giulio Mozzi, il romanzo è scritto bene, manca però il ritmo che risulta lento e noioso, soprattutto nella parte delle tre sorelle.  

Una storia esaltata per la forza delle donne ma non trovo che sia espressa, poi lo spirito di Sebastiano Quaranta è sempre presente per trasmettere la forza per andare avanti: UN UOMO.

A parte il padre di Rosa  e Santi Meraviglia, le figure degli uomini non sono meschine o malvagie, Donato, Ferdinando, Cosimo, Peppino....sono uomini normali che rimangono vicine alle loro nipoti, fidanzate o amiche...

La vita di queste donne non ha nulla di esaltante e le due righe sul cognome delle donne non possono trasformare il romanzo in una espressione così coraggiosa. 

Tuttavia la storia è una bella prova di costume sociale, dove vengono rievocati momenti particolari della vita  italiana Il romanzo è ambientato in Sicilia ma di "siciliano" ha ben poco, non mi è arrivato il respiro delle ambientazioni siciliane, qualche parola dialettale non è sufficiente per repirare il profumo dell'isola. 

Vale la pena sottolineare che questa mancanza da al romanzo un respiro più ampio e la storia di costume si allarga a tutto il paese.

Il romanzo è stato, secondo me, sopravvalutato ma rimane pur sempre una bella saga da leggere.

Valutazione: 💛💛💛

SCHEDA LIBRO

AUTORE: AURORA TAMIGIO

TITOLO: IL COGNOME DELLE DONNE

CASA EDITRICE: FELTRINELLI

PAGINE: 416

TRAMA

All’origine c’è Rosa. Nata nella Sicilia di inizio Novecento, cresciuta in un paesino arroccato sulle montagne, rivela sin da bambina di essere fatta della materia del suo nome, ossia di fiori che rispuntano sempre, di frutti buoni contro i malanni, di legno resistente e spinoso. 

Al padre e ai fratelli, che possono tutto, non si piega mai sino in fondo. Finché nel 1925 incontra Sebastiano Quaranta, che “non aveva padre, madre o sorelle, perciò Rosa aveva trovato l’unico uomo al mondo che non sapeva come suonarle”. È un amore a prima vista, dove la vista però non inganna. Rosa scappa con lui, si sposano e insieme aprono un’osteria, che diventa un punto di riferimento per la gente dei quattro paesi tutt’intorno. A breve distanza nascono il bel Fernando, Donato, che andrà in seminario, e infine Selma, dalle mani delicate come i ricami di cui sarà maestra
.
 Semplice e mite, Selma si fa incantare da Santi Maraviglia, detto Santidivetro per la pelle diafana, sposandolo contro il parere materno. È quando lui diventa legalmente il capofamiglia che cominciano i guai, e un’eredità che era stata coltivata con cura viene sottratta. A farne le spese saranno le figlie di Selma e Santi: Patrizia, delle tre sorelle la più battagliera, Lavinia, attraente come Virna Lisi, e Marinella, la preferita dal padre, che si fa ragazza negli anni ottanta e sogna di studiare all’estero. 

Su tutte loro veglia lo spirito di Sebastiano Quaranta, che torna a visitarle nei momenti più duri.

BIOGRAFIA

Aurora Tamigio è nata a Palermo nel 1988 e cresciuta a Milano. Successivamente alla laurea in storia dell’arte contemporanea, ha studiato sceneggiatura cinematografica. Dopo aver lavorato come autrice freelance per il cinema, oggi è copywriter e scrive per aziende del mondo della tecnologia e del design. 

È caporedattrice del magazine di informazione cinematografica Silenzioinsala e scrive cortometraggi (L’incontro, Homefish, Signorina Forsepotevo). Alcuni dei suoi racconti sono pubblicati su “La Balena Bianca”, “Crack Rivista” e “Il rifugio dell’Ircocervo”. Il cognome delle donne è il suo primo romanzo.

venerdì 26 luglio 2024

Una scrittrice dimenticata: Giovanna Zangrandi

 Giovanna Zangrandi

Nacque il 13 giugno a Gallierae morì il20 gennaio del 1988 a Pieve di Cadore.

Il vero nome era Alma Bevilacqua, ma nella sua vita letteraria preferì usare sempre pseudonimi diversi, alla fine scelse Giovanna Zangrandi.

Nel 1921 la famiglia si trasferì a Desenzano del Garda per la salute precaria del padre. Nel 1923 il padre si suicidò e insieme con la madre si trasferirono a Bologna; nel 1929 conseguì la maturità classica e  nel 1933 conseguì la laurea in Chimica. Nello stesse anno fece una vacanza a Cortina e s'innamorò della montagna, delle lunghe camminate, delle scalate, anche pericolose. Quando la madre nel 1937 morì si stabilì definitivamente in montagna. 

Prese la tessera fascista per essere autonoma e poter insegnare a Cortina in un Liceo.  Iniziò anche a collaborare con diversi giornali locali parlando delle sue montagne.

Per lei il mondo della montagna è magico, attratta dalla sua rudezza e dalla tenacia degli abitanti, un luogo che mette a dura prova chi è estraneo ad esso, ne ama il silenzio, i segreti e la chiusura, e si sente fiera di essere stata accolta da questa gente che l'ha amata e accolta dopo un cambiamento radicale della sua vita.

I suoi romanzi  testimoniano la vita rude dei monti alla quale fonde con equilibrio e maturità stilistica le storie inventate e la fantasia letteraria.

 I suoi primi libri sono: Leggende delle dolomiti nel 1951, I Brusaz, 1954, Orsola nelle stagioni, 1957.

       

La sua partecipazione alla resistenza, come staffetta, con il nome in codice Anna, la consegnò a un libro molti anni dopo, nel 1963: I giorni veri, una raccolta di eventi precisi vissuti da lei in un momento di forte tensione nel paese. Le sue parole mostrano la capacità di essere stati attivi  senza mai perdere di vista l'umanità. 

Nel 1966 pubblicò Anni con Attila, altro romanzo frutto della sua attività di partigiana dove la scrittura mette ancora in mostra la capacità di delineare i personaggi soprattutto femminili..

Come dice Antonia Arslan  nel suo libro sulla scrittura femminile italiana fra '800 e '900, l'autrice  affida alle figure femminili dei suoi libri   "il messaggio morale della continuità atemporale, la custodia delle tradizioni e dei valori umani fondamentali nel contesto di un ambiente del tutto particolare, l'onestà di fronte alla morte, di cui la vita di montagna educa a non avere paura: ed è proprio nella dimensione di una narrazione epica "al femminile" che la sua scrittura da i risultati migliori..."

Le donne che descrive nei suoi libri sanno curare, amare ma anche lottare, e senza tanti problemi sostituirsi all'uomo nei lavori manuali. sono donne forti, vere, foggiate dalla natura rude della montagna che lei ha sempre amato.

L'unico amore della sua vita che si conosce è stato per  un partigiano Severino Rizzardi comandante di una brigata il cui nome da partigiano era Tigre, morì pochi giorni prima della liberazione.

Vale la pena sottolineare che il suo ruolo da partigiana fu ad altro rischio, al pari degli uomini e mai si tirò indietro consapevole di ciò che faceva, come trasportare armi o diffondere messaggi clandestini, eseguì anche una mappa della montagna per minare i passaggi dei tedeschi e questo le valse la taglia di cinquanta mila lire!

Per suo volere, quando morì volle essere seppellita nel suo paese natale, Galliera. 

Per gli amanti della montagna suggerisco il rifugio da lei creato a Le Marmarole si trova a 1.796 metri, sulla selletta di Pradonego, tra la parete argentata dell’Antelao e gli Spalti di Toro. 




I suoi libri

  • Leggende delle Dolomiti, Milano: L’Eroica, 1951
  • I Brusaz, Milano: Mondadori «La Medusa degli Italiani», 1954
  • Orsola nelle stagioni, Milano: Mondadori, 1957
  • Il campo rosso (Cronaca di un’estate 1946), Milano: Ceschina, 1959
  • I giorni veri, 1943-1945, Milano: Mondadori, 1963
  • Anni con Attila, Milano: Mondadori, 1966
  • Borca di Cadore. Cenno storico e turistico, Belluno: Tipografia Piave, 1970
  • Il diario di Chiara, Milano: Mursia, 1972
  • Racconti partigiani, Belluno: Nuovi sentieri, 1975
  • Gente alla Palua. Racconti, Belluno: Nuovi sentieri, 1976
  • Racconti partigiani e no, Belluno: Tarantola libraio, 1981
  • Gli ingrassavo le scarpe, in Giovanni Falaschi (a cura di), La letteratura partigiana in Italia 1943-1945, prefazione di Natalia Ginzburg, Roma: Editori Riuniti, 1984
  • Racconti del Cadore, a cura di Myriam Trevisan, Milano: Officina Libraria, 2010
  • Silenzio sotto l’erba, a cura di Myriam Trevisan, Belluno: Nuovi sentieri, 2010

Fonte: Wikipedia - Antonia Arslan Dame, Galline e Regine

PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE «DONNA» XXXVI Edizione

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.