venerdì 5 luglio 2024

Scrittrici dimenticate: FAUSTA CIALENTE

Fausta Cialente

Fausta Cialente è stata una grande voce delle letteratura italiana, essendo donna è stata dimenticata e trascurata dalle antologie degli scrittori, eppure ha vinto anche l'ambitissimo Premio Strega nel 1976. 

Fausta nasce a Cagliari, il padre è un ufficiale di fanteria e per questo motivo continua a cambiare luoghi dove vivere. Nutre fin da piccola l'amore per la scrittura che coltiva e continua anche dopo il matrimonio con Enrico Terni, compositore ebreo, dal quale avrà una figlia.

Dall'anno del matrimonio 1921 fino al 1947 vivrà a Alessandria d'Egitto e al Cairo dopo. Nelle terre d'Egitto avvierà le sue prime opere che come ambientazione avranno proprio l'Egitto, come: Cortile a Cleopatra, Pamela e la bella estate, Natalia, Marianna.

Le protagoniste delle sue opere sono all'avanguardia, lottano per affermarsi, cercano di essere fuori dagli stereotipi del tempo, affronterà anche il tema dell'amore tra due donne in Natalia, romanzo che sparì subito dalla circolazione editoriale in quanto era ancora un tema scabroso da affrontare.

Ebbe una bellissima amicizia con Sibilla Aleramo che l'aiuto introducendola in alcuni importanti salotti letterari che spinsero Fausta a intensificare la sua scrittura, della loro amicizia rimane uno splendido carteggio epistolare e si trova a Roma presso la fondazione A. Gramsci..

Lontana dall'Italia avvia anche un intensa attività antifascista e conduce programmi radiofonici da Radio Cairo. allaccia anche amicizia con Palmiro Togliatti e avvia un sodalizio con il partito comunista.

Ritornata in Italia nel 1947 continua  a scrivere per giornali e riveste, la sua produzione letteraria riprende nel  961 con Ballata Levantina  classificandosi seconda,  al Premio Strega. 

Nel 1966 pubblica Un inverno freddissimo dal quale la Rai produrrà uno splendido sceneggiato con la regia di Sandro Bolchi.

Nel 1972 pubblica Il vento sulla sabbia e nel 1976 riceve il Premio Strega on Le quattro ragazze Wieselberger.




Negli ultimi anni della sua vita si trasferisce in Gran Bretagna dove si occuperà solo di traduzioni e nelle terre britanniche morirà il 12 marzo 1994, aveva 96 anni.







grazie a Wikipedia:

Fausta Cialente - Wikipedia



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lunedì 1 luglio 2024

L'invenzione di noi due di Matteo Bussola

L'invenzione di noi due
 di 
Matteo Bussola

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi


 Milo e Nadia si sono conosciuti al liceo tramite tanti messaggi senza mai arrivare alla conoscenza fisica, si sono amati in questo modo con le proiezioni delle parole che hanno messo a nudo le loro anime.

Poi dopo la maturità si sono persi di vista, hanno avuto le loro storie, si ritrovano dopo dieci anni ad una festa e tra loro scatta l'amore, quello sognato e accarezzato per tanto tempo. Sono diversi ma l'amore sana le mancanze.

Passano 15 anni e del loro amore puro non rimane più nulla se non l'ostinazione di Milo che continua a amare Nadia con lo stesso sentimento e desiderio di quando si sono conosciuto e osserva smarrito la fine di quel sogno che vorrebbe fare rinascere a qualunque costo.

Un romanzo scritto bene con toni sempre pacati, ritmo scorrevole e dialoghi ben costruito.

Un analisi della fine di un amore maniacale ne osserva e riporta in luce tutte le pieghe positive e no . analizza passo dopo passo le manie e nevrosi del rapporto. Scruta ogni anfratto, osserva ogni movimento. Non tralascia nulla dei comportamenti sbagliati. I rimpianti rincorrono i ricordi, cerca nella memoria, con la foga di un investigatore,  quando il rapporto ha avuto i primi cedimenti.

Sbagli, mancanze, noncuranze...si sommano...

Come in  un vaso di fiori la mancanza dell'acqua ha fatto appassire il fiore, anche il loro amore si è indebolito, mancanza dopo mancanza ha perso vigore, dopo tante parole non dette l'amore si è sciupato, dopo tanti silenzi l'amore si è sbrindellato.

Una piacevole lettura👩

VALUTAZIONE 💛💛💛💛

Scheda Libro

Autore: Matteo bussola

Titolo: L'invenzione di noi due 

Casa editrice: Einaudi

Pagine: 216

Trama

Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi». Così si apre questo romanzo, in cui Milo, sposato con Nadia da quindici anni, si è accorto che lei non lo desidera più: non lo guarda, non lo ascolta, non condivide quasi nulla di sé. Sembra essersi spenta. Come a volte capita nelle coppie, resta con lui per inerzia, per dipendenza, o per paura. Quanti si arrendono all'idea che il matrimonio non possa diventare che questo? Milo no, non si arrende. Continua ad amare perdutamente sua moglie, e non sopporta di non ritrovare più nei suoi occhi la ragazza che aveva conosciuto. Vorrebbe che fosse ancora innamorata, curiosa, vitale, semplicemente perché lei se lo merita. Ecco perché un giorno le scrive fingendosi un altro. Inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta. In quelle lettere, sempre più fitte e intense, entrambi si rivelano come mai prima. Pian piano Milo vede Nadia riaccendersi, ed è felice, ma anche geloso. Capisce di essere in trappola. Come può salvarsi, se si è trasformato nel suo stesso avversario? Matteo Bussola racconta un amore. Forte, sciupato, ambiguo, indispensabile. Come ogni relazione capace di cambiarci la vita.

lunedì 24 giugno 2024

Maria Maddalena Morelli


Maria Maddalena Morelli

La sua poetica fu premiata per : «facilità e naturalezza nell’improvvisare elegantemente».



Maria Maddalena Morelli, meglio conosciuta come Corilla Olimpica,  nacque a Pistoia il 17 marzo del 1727, il padre era primo violinista, molto famoso all'epoca. visse a §Firenze dove si esibiva suonando il violino o il clavicembalo, la sua musica era accompagnata sempre da eleganti declamazioni di poesie, per lo più improvvisate, per queste sue capacità era richiesta in molti salotti nobili.

La principessa Vittoria Pallavicini la iscrisse all'Arcadia con lo pseudonimo di Corilla Olimpica, aveva vent'anni. Nel 1750 si trasferì a Napoli dove rimase fino al 1760 e nel 1751 pubblicò Dalle felici  gloriose sponde, nello stesso anno conseguì il prestigioso riconoscimento di essere iscritta nell'Accademia degli Agiati di Rovereto.

Nel 1753 La poetessa si sposò con  un gentiluomo spagnolo, Ferdinando Fernandez, dal quale ebbe un figlio, ma la vita coniugale non durò a lungo e Maria Maddalena Morelli si rifugiò con il figlio a Roma.

Rimase poco a Roma, ospite della nobildonna Pallavicini, preferì spostarsi in continuazione, esibendosi nelle sue declamazioni poetiche improvvisate.

Fu una donna libera nelle scelte amorose, ebbe diverse relazioni, ma la poesia era il suo unico amore, accompagnata dalla libertà di muoversi in tutta Italia senza  vincoli amorosi oppressivi.

Non pubblicò mai le sue poesie, alcune furono inserite da altri, anche nei versi amava la libertà, sempre liberi e improvvisati. 

Fu la prima poetessa ad essere inserita nel Campidoglio come poeta di corte.

Morì a Firenze nel 1800.

Di lei diranno:
«La celebre improvvisatrice Corilla, violinista, allieva di Nardini; suona lo strumento tenendolo in grembo, assomigliando così alla decima Musa come è stata spesso definita. Oltre al suo straordinario talento nell’improvvisare versi su qualsiasi soggetto, è capace di suonare una parte di ripieno sul violino, e canta con grande espressione ed abilità: quasi ogni sera tiene una conversazione assai frequentata da stranieri e da letterati di passaggio a Firenze. Qualche volta, in serate più tranquille, ci trovammo a casa sua soltanto con Nardini ed insieme a lei suonammo dei trii: Nardini nella parte di violino principale, Corilla in quella di secondo violino, ed io li accompagnavo con la viola» (cfr. Ch. Burney, Viaggio musicale in Italia, Torino 1979, p. 224).

Una sua Poesia: 

 Cantai sul Tebro, di colà passando,

e Arcadia e ’l vecchio innamorato Alfeo
tacquer, l’orecchie ad ascoltar alzando.
Anzi fra ’ suoi mi scrisse il buon Mireo,
e mi chiamò Corilla, e un gentil dono
delle Campagne Olimpiche mi feo
(Ademollo, Corilla Olimpica, pp. 57-58).








Ringrazio Treccani

Morèlli, Maria Maddalena - Enciclopedia - Treccani

Maria Lucia Ferlisi

 

martedì 18 giugno 2024

La donna che odiava i corsetti DI ELEONORA D'ERRICO


La donna che odiava  i corsetti
                        di 
             Eleonora D'Errico
Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Rosa Genoni nasce in Valtellina il 16 giugno del 1867, la famiglia è poverissima e la madre è impegnata nelle continue gravidanze, pertanto all'etàdi 10 anni viene mandata a Milano, dalla zia sarta, a lavorare in una sartoria come "piscinina". Impara ben presto i rudimenti delle sarte e contemporaneamente si iscrive a una scuola serale per conseguire la licenza elementare.

Fin da ragazzina s'interessa ai problemi sociali delle lavoratrici, entra in contatto con Anna Maria Mozzoni e anna Kuliscioff e si unisce alle loro battaglie nella lega promotrice degli interessi femminili.
Nel frattempo la sua capacità sartoriale aumenta e riesce ad entrare in una delle più prestigiose sartorie di Milano Haradt e Fils.

Ma le sue idee socialiste e umanitarie la portano ad un congresso a Parigi, come traduttrice, visto il suo francese perfetto. Capisce che se vuole diventare una sarta rinomata deve restare a Parigi e inizia a lavorare per una delle case sartoriali più importanti della città parigina Charles Worth.
L'amore per Milano dopo qualche anno la riporta indietro, dove cercherà di imporre uno stile tutto suo, contro l'imperante uso dei "corsetti" e della moda francese.

Non manca anche l'amore nella sua vita, l'avvocato Podreider, da cui ha una figlia Fanny, ma che può sposare solo alla morte della madre di lui. 
Alla fine riuscirà a creare un fantastico abito, senza corsetti e......

Avevo già conosciuto la storia di Rosa Genoni in un incontro al Festivaleletteraura di Mantova, qualche anno fa. Eravamo in pochi, la saletta piccola ci aveva dato modo di sentire la voce della nipote che stava cercando di rivalutare questa granade donna che ha creato uno stile Made in Italy, ha fondato una scuola, in cui lei stessa insegnava, e cercava di offrire non solo le capacità di imparare un mestiere ma anche una cultura.

Una donna che ha lottato per le donne e per la moda italiana.

Il romanzo di Eleonora D'Errico narra in modo scorrevole e fluido la storia della sarta Rosa Genoni, le cinquecento pagine scivolano veloci  e il lettore si ritrova a terminare il romanzo in un batter d'occhio.

La scrittura corre veloce insieme con la trama di questa donna energica e battagliera e la sua vita v'incanterà. 
una  vita al suo lavoro, alla voglia di aiutare le altre donne, consapevole delle condizioni precarie in cui vivevano e che lei aveva provato, conosceva la povertà.

L'autrice è riuscita a confezionare un romanzo perfetto ed  equilibrato nella parte romanzata e in quella storica, rende la protagonista un'eroina, perché lo è stata anche se il mondo degli uomini l'ha soffocata.

Oggi Eleonora  D'Errico ci presenta Rosa Genoni nella potenza rivoluzionaria del  ruolo che ha avuto e il suo meraviglioso abito, riportato in copertina, è l'espressione della potenza della moda italiana.

Fa conoscere la storia di questa donna che possiamo definire senza ombra di dubbio una portavoce del femminismo italiano.

Averla portata fuori dall'oblio è stato un atto splendido della nipote di Rosa Genoni e dell'autrice, anche lei si è innamorata della forza travolgente di Rosa.

A noi non  resta che leggere il  romanzo e essere orgogliose di questa piccola "piscinina" che ha reso grande la sartoria italiana nei primi passi.

Buona lettura

Valutazione: 💛💛💛💛💛+++++


SCHEDA LIBRO

AUTORE: ELEONORA D'ERRICO
TITOLO: LA DONNA CHE ODIAVA I CORSETTI
CASA EDITRICE: RIZZOLI
PAGINE: 544

TRAMA
La storia di Rosa Genoni, la donna che rivoluzionò la moda e inventò il Made in Italy. Rosa ha solo dieci anni quando lascia la sua famiglia a Tirano, sulle montagne della Valtellina, e va a Milano, per lavorare come piscinina nella sartoria della zia Emilia. È il 1877, e la città la travolge con il fermento di una metropoli nascente, l’illuminazione a gas, i tram a vapore, i caffè, la Scala. La vita di un’apprendista sarta è dura, i turni estenuanti, ma la bambina è sveglia, e dimostra subito un talento speciale per la moda. Così assorbe tutto, comprese le nuove idee di giustizia sociale e libertà, e diventa una giovane donna coraggiosa, oltre che una sarta raffinata e dalle idee innovative. Da Milano a Parigi, dove nascono gli abiti che tutto il mondo ama, il passo è breve, ed è proprio lontano da casa, sulle rive della Senna, che Rosa concepisce l’idea di una moda che non sia solo un’eccellente copia di quella d’Oltralpe, ma che risplenda di un’originalità tutta italiana, ispirata ai dipinti del Rinascimento e ai fiori delle sue Alpi. È così che inventa il concetto di “made in Italy”. Tra broccati e toilettes di seta, l’impegno di insegnante all’Umanitaria e l’amore – scandaloso all’epoca – per l’avvocato Podreider, la voce vivida di Rosa ci racconta la sua vita anticonformista e luminosa, le sue battaglie per liberare le donne dai corsetti e dai pregiudizi. Eleonora D’Errico ci restituisce il ritratto appassionato e vibrante di una sarta geniale, un personaggio chiave per la storia della moda italiana – consacrato dalla creazione dall’abito Tanagra – ma anche quella dell’emancipazione femminile. Il racconto di una vita unica che ha saputo vestire di glamour la rivoluzione.

Da wikipedia


  • Per una moda italiana : relazione al 1. congresso nazionale delle donne italiane in Roma (sezione letteratura ed arte) della signora Rosa Genoni delegata della Societa Umanitaria di Milano, tip. Balzaretti, 1908.
  • Articoli su pacifismo e socialismo, Ferrara, Luciana Tufani, 2019.
  • La storia della moda attraverso i secoli: dalla preistoria ai tempi odierni, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1925.
  • Cronache d'arte : Costume: la moda femminile dalle commemorazioni del 59 all'Esposizione d'arte di Venezia, in Vita d'arte : rivista mensile d'arte antica e moderna, n. 19, 1909, 351-358.

Riconoscimenti

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  • 1906 - Gran Premio della giuria per la sezione Arte Decorativa dell’Esposizione Internazionale di Milano[3]
  • Riposa in un'edicola del cimitero monumentale di Milano;[4] nel 2015 il comune di Milano ha deciso che il suo nome venga iscritto nel famedio dello stesso cimitero[5]



 

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.