La
signorina Else di Arthur Schnitzler
recensione a cura di
Ferlisi Maria Lucia
Else,
una bella, ironica, intelligente e giovane diciannovenne viennese,
si trova in vacanza a San Martino di Castrozza, nota località di
soggiorno in montagna per clienti benestanti, a spese della zia. La
giovane ragazza, durante la vacanza, riceve una lettera dalla madre.
Il padre, noto avvocato, ha il vizio del gioco ed è sempre pieno di
debiti, ed in lotta con i creditori.
La madre nella lettera le chiede
di implorare i soldi, per estinguere il debito del padre, con il
rischio della galera e la paura di un suicidio per lo scandalo che il
suo arresto creerebbe, ad un amico del padre,
signor von Dorsday, che sta soggiornando nel
suo stesso albergo. La cifra da richiedere è di 30.000 fiorini che
con una seconda missiva diventeranno 50.000.
Tale
richiesta mette in subbuglio la ragazza, non le piace dover chiedere
questi soldi, a causa del vizio del gioco del padre, ma al tempo
stesso è consapevole che non vi è altra scelta.
Lei non può
contribuire, non lavora, non sa fare nulla, ha solo studiato, sa
suonare il piano, sa come ci si comporta nella società, ma di
produttivo non sa fare altro. Alle donne non è richiesta nessuna
capacità se non quella di cercare marito, possibilmente un buon
partito, sposarsi e mettere al mondo dei figli.
Questo
è ciò che chiede la famiglia e la società borghese in cui vive.
L'amico
del padre, quando riceve la richiesta di denaro da parte di Else,
acconsente, ma la ragazza dovrà portarsi nella sua camera, o nel
bosco, in un luogo appartato che conosce solo lui, e mostrarsi a lui,
completamente nuda.
La
scelta non è facile, la sua vita contro quella del padre.
Per la
libertà del padre vale la pena compromettere il suo onore? Quello
che le chiede sua madre alla fine è una richiesta di prostituzione,
alla quale lei deve assoggettarsi, una ricatto genitoriale, di cui è
consapevole e la rende ancora più vulnerabile di fronte alla
consapevolezza che sia la madre che il padre immaginavano quale
potesse essere il debito da pagare in cambio del denaro...
Come
può contrapporsi a queste duplice richiesta una della madre, l'altra
dell'amico del padre.
E'
amareggiata, delusa, triste e sola in questa scelta da cui dipende la
vita di suo padre, contrapposta alla sua onorabilità.
Può
esistere un metodo per sfuggire a questo vile e duplice ricatto? Sì
esiste.
Ancora
una volta un romanzo breve, riesce a scatenare una tempesta di
emozioni, dimostrando che il numero delle pagine non determina la
qualità di un romanzo. Una storia che si consuma nel giro di poche
ore all'interno di un albergo. Questo romanzo breve è un vero
capolavoro della letteratura del novecento.
Arthur
Schnitzler,
attraverso il monologo interiore, cioè la narrazione secondo il
punto di vista della protagonista, mette in luce tutti i difetti
della società viennese e della famiglia borghese, dove il dialogo è
inesistente e dove la prostituzione della figlia è secondaria allo
scandalo che creerebbe l'arresto del padre, di cui tutti sanno il
vizio del gioco. La verità che si cerca di camuffare, ma che tutti
conosco, nella società delle menzogne.
Nel romanzo non vi sono
dialoghi, Else parla a se stessa e riflette. Riflessioni amare, sulla
condizione di donna nella società borghese, riflessioni sulla
società e sulla sua famiglia così distante e vuota, dove i
sentimenti non sembrano esistere. Else non riesce a comprendere
questi giochi della società, le rifiuta, non vuole far parte di un
mercimonio del suo corpo, perché sposarsi con un uomo ricco per
"sistemarsi" non è poi ben diverso dal mostrarsi nuda ad
un vecchio bavoso per salvare la famiglia.
Si tratta sempre di una
compravendita di se stessi, del proprio corpo e della propria
dignità.
Un
conflitto interiore condotto con abilità, tanto da faticare a
comprendere che possa essere stato scritto da una mano maschile. Un
romanzo sulla corruzione morale e sociale di questa società falsa ed
ipocrita una storia moderna ed attuale ancora oggi, dove l'apparire
conta più dell'essere, allora come oggi..
Un
capolavoro che riesce ad emozionare da oltre un secolo.
Sinossi:
Nell’opera
di Schnitzler, La
signorina Else è
un’aria mirabile, che continua a suonare nell’orecchio di chi
l’ha sentita anche una sola volta. Fin dalle prime battute, e poi
sempre più trascinati sino alla fine, avvertiamo il battito
tumultuante del sangue e delle parole che circolano nella testa di
Else, l’adolescente «altera», vivida e appassionata. Incombe su
di lei, sulle sue nervose vacanze alpine, una catastrofe familiare. E
la madre stessa, con il tono mellifluo e patetico che si conviene
alla stregoneria familiare, la invita a vendersi per salvare la
famiglia. Tutto il testo di Schnitzler è nella reazione di Else a
questa richiesta, vissuta prima come premonizione, quando la lettera
della madre non è ancora aperta, e poi come sfida, una sfida
mortale. Mai forse un altro narratore moderno era riuscito a fondere
il monologo interiore, la fantasticheria, l’azione e il dialogo (e
perfino la musica, nella scena culminante) in una simile intimità,
dove ogni elemento è il fremente rovescio dell’altro. Non meno di
Molly Bloom, Else si offre a noi dall’interno nelle sue minime
oscillazioni psichiche, che qui affiorano con quella velocità
mentale che la prosa quasi mai riesce a catturare. Ma – e questo è
il più azzardato, il più felice artificio di Schnitzler – al
tempo stesso la contempliamo dall’esterno e la sua presenza si
impone a noi come quella di un’antica eroina.
Scheda
libro:
Titolo:
La signorina else
Casa
editrice: Feltrinelli
Pagine:
123