lunedì 22 agosto 2016

Una luce quando è ancora notte

Una luce quando è ancora notte

di Valentine Goby

casa editrice Guanda
pagine 228

Mila è una ragazza francese ventenne, catturata perché militante della resistenza francese e deportata in Germania presso il campo di concentramento di Ravensbruck, insieme con altre centinaia di donne. stipata in un vagone, con lei c'è la cugina Lisette. Tutte le deportate rimangono chiuse per cinque giorni in quel vagone ignorando la destinazione ed il futuro a cui andavano incontro, Mila impara subito a sopportare la puzza, il dolore, la fame e la sete. Non sa dove andrà ma capisce che la sua vita d'ora in avanti sarà una lotta dura per restare in vita, si ritiene già fortunata perché non è stata fucilata, ma fatta prigioniera ed è già molto, le da coraggio e la incita alla lotta per la vita.
Arriva in questo "non luogo", con altre 400 deportate, vi sono prigioniere altre donne come lei, ma imbruttite, magre, malate e con lo sguardo vuoto. Non sa dove si trova, non sa la lingua, non sa come comportarsi, ma Lisette le da forza, sa che può contare su di lei e lo scopre nel modo più semplice, in quel campo si soffre il freddo, maledettamente, dormire insieme scaldarsi a vicenda da la forza di continuare.
Dentro al campo scopre di essere incinta, istintivamente comprende che deve nascondere questa gravidanza e lottare per questo inatteso bambino. Per lui imparerà a resistere, a vedere la luce in questo buio. Mila resiste, Lisette muore. Mila porta a termine la gravidanza, ma il bambino rimane nelle stanze "Kinderzimmer" dei neonati, in quelle stanze aleggia ancora di più la morte, i bambini sopravvivono fino ad un massimo di tre mesi poi muoiono di fame, di freddo, d'infezione vari o mangiati da topi. Ma in quella stanza scopre la solidarietà ed anche se il suo bambino muore la speranza continua perché la luce c'è in mezzo al buio del campo di concentramento e può avere il colore degli occhi di una altro bambino da aiutare a superare i giorni e le settimane in quel campo che puzza di morte ma per sopravvivere ne devi vedere la luce..

Un libro che parte da una testimonianza reale, ma fai davvero fatica a staccare la narrazione dalla realtà L'autrice del libro narra questa vicenda con parole crude, vere senza uso di sinonimi che alleggeriscano la crudezza degli eventi, non è possibile.
Lei racconta tutto con un'oggettività impressionante senza sconti, senza edulcorazioni; la realtà è questa, non vi piace, rimane sempre questa.
Vuoi voltare la faccia, chiudere gli occhi, smettere di leggere, la realtà dell'orrore narrato con precisione è questa!
Una storia intensa, forte, descritta con parole sapienti, crude vere. Un libro che è come un pugno nello stomaco, le sofferenze narrate, la puzza, le fistole, l'urina,la diarrea, c'è tutto, perché questa era la realtà.
Un libro che testimonia in modo attento e preciso ciò che succedeva in quel campo di cui lei conoscerà il nome soltanto al termine della sua prigionia. 
E' un libro sulla solidarietà femminile, anche in un luogo così duro l'amicizia e l'umanità non scompaiono,  riescono a superare la fame e il dolore, ma aiutarsi alla fine è un altro modo per sopravvivere, in cui credere, non tutti gli esseri umani sono malvagi, e la solidarietà resiste e vince su tutto.
Mila farà conoscere a tutti ciò che ha vissuto recandosi nelle scuole e parlando ai ragazzi.
Un libro che è come un sasso nel cuore duro ma vero, ma non puoi che essere felice per Mila che ha lottato per riuscire a vedere la luce, quando la maggior parte dei prigionieri vedevano solo la notte e con essa la morte. Un libro di speranza e grande positività.


Valentine Goby

scrittrice 42enne francese, insegnante di letteratura e teatro, ha vissuto tre anni in Asia, a Manila dove ha svolto volontariato per un'associazione umanitaria sui bambini di strada.
Il suo primo romanzo è stato edito nel 2002 da Gallimard: la nota sensibile, sono seguiti romanzi e altri libri sull'infanzia.
Con il romanzo Una luce quando è ancora notte ha vinto il premio PRIX des LIBRAIRES nel 2014.



sabato 20 agosto 2016

Garcia Lorca

Carissimi lettori e lettrici il 19 agosto del 1936 moriva un grande poeta spagonolo: Garcia Lorca.
Vi posto  un mio piccolo contributo alla sua memoria, scritto nel 2016.
Buona lettura.

Garcia Lorca
nato il/6/1898 ed è morto assassinato con la fucilazione il 19/8/1936 a Vizinar in Spagna, il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Poeta e drammaturgo andaluso, si può considerare uno dei poeti massimi che la Spagna abbia avuto e che il mondo intero ha amato, non a caso qualcuno ha scritto che il suo omicidio è stato "un crimine contro l'umanità", un crimine commesso durante la dittatura franchista e per la sola colpa di scrivere versi e di essere omosessuale..
Durante la vita universitaria conobbe personaggi illustri con i quali cominciò una collaborazione culturale per cercare dare vita e voce alla cultura spagnola emergente, conobbe Dalì, Neruda, Bunuel, Alberti. I suoi progetti finirono presto, durante il colpo di stato ad opera dei militari franchisti, fu catturato e fucilato.
Ma il potere franchista non ha certo fermato il potere più forte che si ritrova nelle sue poesie, che hanno varcato il confine della Spagna e reso immortale i versi di Garcia Lorca.

Le sue poesie sono intrise di una velata melanconia, i suoi versi sono simili al suono della chitarra, strumento tanto amato dal poeta, tanto da dedicargli una poesia.
La vera forza delle parole di Lorca è incisa in quella forza quasi sovrannaturale che viene definita El Duende, una forza che è quasi un connubio con le varie forze della natura e che la terra magicamente trasforma in versi o in musica, ed in questa forza vi sono racchiuse le storie del passato, i nostri avi, i nostri colori e sapori. I suoi versi contengono il passato della cultura spagnola ed è in questo che trova forza e vigore nella cultura araba e zingara che ne sono le vere radici e scorrono nel sangue dei poeti o intellettuali spagnoli come una linfa vitale che li rende immortale, come la cultura che
tramandando vestendola di nuove parole.
Nei versi di Lorca v'è è tutta l'Andalusia, vi è tutta la magia dei zigani, vi è il flamenco, vi sono i balli attorno al fuoco, vi sono le corride... ed è per questo che suona melodiosa, melanconica e forte. La forza del duende è questa, le radici che emergono prorompenti e capaci di soggiogare colui che le ascolta e trascinarlo in questo luogo atavico fatto di magia colori e suoni, e come in un vortice lo rapisce e lo rende amante, come in un amplesso, dei versi andalusi.

Le sue raccolte più famose sono: PRIMER ROMANCERO GITANO - POETA A NEW YORK - LAMENT FOR IGNACIO SANCHEZ - POEMA DEL CANTE JONDO, e altri.
Scrisse anche delle opere teatrali tra cui ricordiamo: NOZZE DI SANGUE - LA CASA DI BERNARDA ALBA - YERMA - DONNA ROSITA e altri








Ecco alcune sue poesie





LA CHITARRA

Incomincia il pianto
della chitarra.
Si rompono le coppe
dell'alba.
Incomincia il pianto
della chitarra.
È inutile
farla tacere.
È impossibile
farla tacere.
Piange monotona
come piange l'acqua,
come piange il vento
sulla neve.
È impossibile
farla tacere.
Piange per cose
lontane.
Arena del caldo Meridione
che chiede camelie bianche.
Piange freccia senza bersaglio
la sera senza domani
e il primo uccello morto
sul ramo.
Oh, chitarra,
cuore trafitto
da cinque spade.

Da Lamento per Ignacio Sánchez Mejías
Il cozzo e la morte
Alle cinque della sera.

Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
Il vento portò via i cotoni
alle cinque della sera.
E l'ossido seminò cristallo e nichel
alle cinque della sera.
Già combatton la colomba e il leopardo
alle cinque della sera.
E una coscia con un corno desolato
alle cinque della sera.
Cominciarono i suoni di bordone
alle cinque della sera.
Le campane d'arsenico e il fumo
alle cinque della sera.
Negli angoli gruppi di silenzio
alle cinque della sera.
Solo il toro ha il cuore in alto!
alle cinque della sera.
Quando venne il sudore di neve
alle cinque della sera,
quando l'arena si coperse di iodio
alle cinque della sera,
la morte pose le uova nella ferita
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Alle cinque in punto della sera.
Una bara con ruote è il letto
alle cinque della sera.
Ossa e flauti suonano nelle sue orecchie
alle cinque della sera.
Il toro già mugghiava dalla fronte
alle cinque della sera.
La stanza s'iridava d'agonia
alle cinque della sera.
Da lontano già viene la cancrena
alle cinque della sera.
Tromba di giglio per i verdi inguini
alle cinque della sera.
Le ferite bruciavan come soli
alle cinque della sera.
E la folla rompeva le finestre
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Ah, che terribili cinque della sera!
Eran le cinque a tutti gli orologi!
Eran le cinque in ombra della sera!


Notturno

Ho tanta paura
delle foglie morte,
paura dei prati
gonfi di rugiada.
Vado a dormire;
se non mi sveglierai
lascerò al tuo fianco
il mio freddo cuore.
Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amor mio!
Ti cinsi collane
con gemme d’aurora.
Perché mi abbandoni
su questo cammino?
Se vai tanto lontana
il mio uccello piange
e la vigna verde
non darà vino.
Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amor mio!
Non saprai mai
o mia sfinge di neve,
quanto
t’avrei amata
quei mattini
quando a lungo piove
e sul ramo secco
si disfa il nido.
Che cosa suona
così lontano?

Amore. Il vento sulle vetrate,
amor mio!
Non saprai mai
o mia sfinge di neve,
quanto
t’avrei amata
quei mattini
quando a lungo piove
e sul ramo secco
si disfa il nido.
Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amore mio!

martedì 16 agosto 2016

Grazia Deledda




 Cari lettori e lettrici come sapete collaboro anche con un altro blog: Letteratura al femminile, ed ho appena pubblicto la recensione di Canne al Vento di Grazia Deledda.

Vi posto l'introduzione, il resto potete leggerlo sul blog:
https://wordpress.com/post/letteraturalfemminile.wordpress.com/10956.




Canne al Vento è il romanzo, unico, nella storia della letteratura italiana al femminile che abbia ricevuto un così alto riconoscimento. Insieme con la scrittrice svedese Selma Lagerlof le prime donne a cui sia stato loro riconosciuta l'intensa e straordinaria capacità di scrittura. Ancora nessuna scrittrice italiana ha ricevuto il Nobel.
Eppure Grazia Cosima Damiana Deledda è sempre stata snobbata, sopratutto nei testi scolastici, dove compaiono poche righe a suo riguardo ed al suo libro più famoso: Canne al vento.
Non era ben considerata negli ambienti letterari, era un'autodidatta, non aveva nessuna laurea, per cui gli ambienti letterari la tenevano in scarsa considerazione. Ma Grazia Deledda non era una donna che si lasciava piegare o intimorire, lei scriveva, in continuazione, ed inviava i suoi scritti a tutti anche solo per ricevere due righe di approvazione. Ha cominciato a scrivere a 13 anni e non ha mai smesso, come la lettura, lei leggeva di tutto, qualsiasi libro era affamata di cultura. Aveva sfidato i pregiudizi del suo paese, ma in primis del padre, perché: "...la donna che amava leggere veniva guardata con sospetto..", già che leggeva o voleva mantenersi con i propri scritti era una "poco di buono".
Deledda fugge, si sposa va a vivere a Roma, ma i pregiudizi non terminano. Pirandello scriverà addirittura un libro intitolato SUO MARITO che ebbe scarso successo e fu stroncato, per fortuna, dalla critica che dirà "...un mediocrissimo romanzo in cui Pirandello sfoga il suo livore sulla scrittrice sarda".
Pirandello alla nomina del Nobel dirà: "
la scrittura femminile era diventata un vezzo modaiolo che non doveva avere luogo di prestigio in quanto fenomeno sottoculturale".
Ma Grazia Cosima Deledda era consapevole di quanta rabbia e livore covasse nei letterati del tempo, lei non frequentava i loro salotti e mantenne pochissime amicizie letterate tra questi Capua e Verga, lei stessa nel suo romanzo autobiografico "Cosima" uscito postumo dirà:
"Decise di non aspettare nulla che arrivasse dall'esterno, dal mondo agitato degli umani, ma tutto da se stessa."

La scarsa attenzione verso questa delicata scrittrice degli animi umani travagliati, ha subito anche l'infamia nel suo paese natale, pensate la biblioteca di Nuoro non è intitolata a lei.


Dal libro è stato tratto uno sceneggiato televisivo nel 1958, con la regia di Mario Landi, fra i protagonisti ricordiamo: Cosetta Negri, Carlo D'Angelo e Franco Interlenghi.


Maria Lucia Ferlisi

venerdì 12 agosto 2016

Concorso letterario: Fuoriclasse



Un ricordo della scuola, solo uno? Sicuramente ne avremo tanti che conserviamo gelosamente nel nostro cuore o che abbiamo confidato ai nostri amici o ai nostri figli. 
Moniti insegnati dalle nostre care maestre che vengono ripresi e insegnati ai nostri figli. 
Ricordi piaveoli alcuni, altri meno: il primo giorno di scuola, il primo brutto voto, le interrogazioni, i compiti in classe, la matematica, la biro rossa, il primo filarino con il compagno di classe, la prima amica del cuore, la prima gita, il primo senso di libertà e condivisione con i tuoi compagni di classe. Potrei continuare ancora ad elencare tutto ciò che accade nel piccolo microcosmo scolastico della vita di ognuno di noi. La scuola è un serbatoio inesauribile di ricordi stupendi ed amari, da ricordare o da dimenticare.
Allora bisogna cercare nella nostra memoria ed individuarne uno che possa risultare interessante per chi lo legge. Prendiamo carta e penna e iniziamo a scrivere il nostro ricordo per partecipare al concorso FUORICLASSE indetto dall'associazione ARTICOLO 34 di Pisa.
La scadenza è stata prorogata fino al 31 agosto.
 Poche scuse scrivete la poesia o il racconto di un ricordo scolastico!





Fuoriclasse
L'associazione Articolo 34 bandisce il concorso letterario “Fuoriclasse” per far riflettere
su quanto recita l'art. 34 della Costituzione italiana, ovvero che la scuola è aperta a tutti,
che l'istruzione deve essere obbligatoria e gratuita e che i capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
L'associazione Articolo 34 ha tra le sue finalità di perseguire soluzioni sulle forme di
sostegno al diritto allo studio e all'accompagnamento delle famiglie rom (e più in
generale delle famiglie in stato di grave disagio economico ed emarginazione sociale) e
dei loro bambini e bambine nel raggiungimento dei propri obiettivi scolastici
impegnandosi perché questi bambini riescano ad accedere ai gradi di istruzione
superiore. Più in generale l'associazione si occupa di promuovere azioni positive volte a
favorire l'accesso alla cultura da parte della popolazione emarginata, promuovendo lo
scambio culturale.
Articolo 34 invita i partecipanti al concorso a scrivere componimenti sul diritto alla
scuola, ovvero all'istruzione e all'educazione raccontando esperienze vissute in prima
persona o inventate. I racconti possono riguardare tutti gli aspetti della scuola: i
compagni di classe, le attività pomeridiane, le gite, l'integrazione, ma anche episodi di
emarginazione o di bullismo.
L'associazione intende utilizzare parte delle quote di iscrizione al concorso per finanziare
alcune attività. Al termine del concorso verranno pubblicati sul sito di Articolo34
le iniziative finanziate con dagli introiti delle quote di 
partecipazione al concorso.

Ulteriori info:
http://articolo34.org/2016/02/23/concorso-letterario-fuoriclasse/

Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows

  Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey  di  Mary Ann Shaffer e Annie Barrows IMPRESSIONI DI MARIA LUCIA FERLISI Si...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.