di Valentine Goby
casa editrice Guanda
pagine 228
Mila
è una ragazza francese ventenne, catturata perché militante della
resistenza francese e deportata in Germania presso il campo di
concentramento
di Ravensbruck, insieme
con altre centinaia di donne. stipata in un vagone, con lei c'è la
cugina Lisette. Tutte le deportate rimangono chiuse per cinque giorni
in quel vagone ignorando la destinazione ed il futuro a cui andavano
incontro, Mila impara subito a sopportare la puzza, il dolore, la
fame e la sete. Non sa dove andrà ma capisce che la sua vita d'ora
in avanti sarà una lotta dura per restare in vita, si ritiene già
fortunata perché non è stata fucilata, ma fatta prigioniera ed è
già molto, le da coraggio e la incita alla lotta per la vita.
Arriva
in questo "non luogo", con altre 400 deportate, vi sono
prigioniere altre donne come lei, ma imbruttite, magre, malate e con
lo sguardo vuoto. Non sa dove si trova, non sa la lingua, non sa come
comportarsi, ma Lisette le da forza, sa che può contare su di lei e
lo scopre nel modo più semplice, in quel campo si soffre il freddo,
maledettamente, dormire insieme scaldarsi a vicenda da la forza di
continuare.
Dentro
al campo scopre di essere incinta, istintivamente comprende che deve
nascondere questa gravidanza e lottare per questo inatteso bambino.
Per lui imparerà a resistere, a vedere la luce in questo buio. Mila
resiste, Lisette muore. Mila porta a termine la gravidanza, ma il
bambino rimane nelle stanze "Kinderzimmer"
dei neonati, in quelle stanze aleggia ancora di più la morte, i
bambini sopravvivono fino ad un massimo di tre mesi poi muoiono di
fame, di freddo, d'infezione vari o mangiati da topi. Ma in quella
stanza scopre la solidarietà ed anche se il suo bambino muore la
speranza continua perché la luce c'è in mezzo al buio del campo di
concentramento e può avere il colore degli occhi di una altro
bambino da aiutare a superare i giorni e le settimane in quel campo
che puzza di morte ma per sopravvivere ne devi vedere la luce..
Un
libro che parte da una testimonianza reale, ma fai davvero fatica a
staccare la narrazione dalla realtà L'autrice del libro narra questa
vicenda con parole crude, vere senza uso di sinonimi che
alleggeriscano la crudezza degli eventi, non è possibile.
Lei
racconta tutto con un'oggettività impressionante senza sconti, senza
edulcorazioni; la realtà è questa, non vi piace, rimane sempre
questa.
Vuoi
voltare la faccia, chiudere gli occhi, smettere di leggere, la realtà
dell'orrore narrato con precisione è questa!
Una
storia intensa, forte, descritta con parole sapienti, crude vere. Un
libro che è come un pugno nello stomaco, le sofferenze narrate, la
puzza, le fistole, l'urina,la diarrea, c'è tutto, perché questa era
la realtà.
Un
libro che testimonia in modo attento e preciso ciò che succedeva in
quel campo di cui lei conoscerà il nome soltanto al termine della
sua prigionia.
E' un libro sulla solidarietà femminile, anche in un luogo così duro l'amicizia e l'umanità non scompaiono, riescono a superare la fame e il dolore, ma aiutarsi alla fine è un altro modo per sopravvivere, in cui credere, non tutti gli esseri umani sono malvagi, e la solidarietà resiste e vince su tutto.
Mila farà conoscere a tutti ciò che ha vissuto
recandosi nelle scuole e parlando ai ragazzi.
Un
libro che è come un sasso nel cuore duro ma vero, ma non puoi che
essere felice per Mila che ha lottato per riuscire a vedere la luce,
quando la maggior parte dei prigionieri vedevano solo la notte e con
essa la morte. Un libro di speranza e grande positività.
Valentine
Goby
scrittrice
42enne francese, insegnante di letteratura e teatro, ha vissuto tre
anni in Asia, a Manila dove ha svolto volontariato per
un'associazione umanitaria sui bambini di strada.
Il
suo primo romanzo è stato edito nel 2002 da Gallimard: la
nota sensibile,
sono seguiti romanzi e altri libri sull'infanzia.
Con
il romanzo Una luce quando è ancora notte ha vinto il premio PRIX
des LIBRAIRES nel 2014.