Cari lettori e lettrici come sapete collaboro anche con un altro blog: Letteratura al femminile, ed ho appena pubblicto la recensione di Canne al Vento di Grazia Deledda.
Vi posto l'introduzione, il resto potete leggerlo sul blog:
https://wordpress.com/post/letteraturalfemminile.wordpress.com/10956.
Canne al
Vento è il romanzo, unico, nella storia della letteratura italiana
al femminile che abbia ricevuto un così alto riconoscimento. Insieme
con la scrittrice svedese Selma Lagerlof le prime donne a cui sia
stato loro riconosciuta l'intensa e straordinaria capacità di
scrittura. Ancora nessuna scrittrice italiana ha ricevuto il Nobel.
Eppure
Grazia Cosima Damiana Deledda è sempre stata snobbata, sopratutto
nei testi scolastici, dove compaiono poche righe a suo riguardo ed al
suo libro più famoso: Canne al vento.
Non era ben
considerata negli ambienti letterari, era un'autodidatta, non aveva
nessuna laurea, per cui gli ambienti letterari la tenevano in scarsa
considerazione. Ma Grazia Deledda non era una donna che si lasciava
piegare o intimorire, lei scriveva, in continuazione, ed inviava i
suoi scritti a tutti anche solo per ricevere due righe di
approvazione. Ha cominciato a scrivere a 13 anni e non ha mai smesso,
come la lettura, lei leggeva di tutto, qualsiasi libro era affamata
di cultura. Aveva sfidato i pregiudizi del suo paese, ma in primis
del padre, perché: "...la donna che amava leggere veniva
guardata con sospetto..", già che leggeva o voleva mantenersi
con i propri scritti era una "poco di buono".
Deledda
fugge, si sposa va a vivere a Roma, ma i pregiudizi non terminano.
Pirandello scriverà addirittura un libro intitolato SUO MARITO
che ebbe scarso successo e fu stroncato, per fortuna, dalla critica
che dirà "...un mediocrissimo romanzo in cui Pirandello
sfoga il suo livore sulla scrittrice sarda".
Pirandello
alla nomina del Nobel dirà: "
la
scrittura femminile era diventata un vezzo modaiolo che non doveva
avere luogo di prestigio in quanto fenomeno sottoculturale".
Ma Grazia
Cosima Deledda era consapevole di quanta rabbia e livore covasse nei
letterati del tempo, lei non frequentava i loro salotti e mantenne
pochissime amicizie letterate tra questi Capua e Verga, lei stessa
nel suo romanzo autobiografico "Cosima" uscito
postumo dirà:
"Decise
di non aspettare nulla che arrivasse dall'esterno, dal mondo agitato
degli umani, ma tutto da se stessa."
La scarsa
attenzione verso questa delicata scrittrice degli animi umani
travagliati, ha subito anche l'infamia nel suo paese natale, pensate
la biblioteca di Nuoro non è intitolata a lei.
Dal libro è
stato tratto uno sceneggiato televisivo nel 1958, con la regia di
Mario Landi, fra i protagonisti ricordiamo: Cosetta Negri, Carlo
D'Angelo e Franco Interlenghi.
Maria Lucia Ferlisi
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