Gianna Manzini nasce a Pistoia il 24 marzo del 1896 scrittrice talentuosa ma nonostante diversi premi ricevuti è finita nell’oblio completamente dimenticata.
Il padre era un anarchico e antifascista convinto e si scontrava con la famiglia della madre che invece era di estrazione borghese e agiata, finirono con una separazione violenta e Gianna visse con la madre e la zia e le cugine in un contesto familiare agiato. Questa separazione segna la vita di Gianna e dopo qualche anno con la morte del padre a seguito di un attentato fascista ne rimarrà terribilmente turbata.
La sua preparazione culturale e universitaria si forma a Firenze dove consegue la laurea sull’ascetismo di Pietro Aretino, in questi mesi conosce Bruno Fallaci, responsabile della terza pagina del quotidiano “la nazione”, tra i due si instaura un forte legame amoroso e nel 1920 convolano a nozze.
Dopo aver pubblicato racconti vari nel 1928 pubblica il suo primo romanzo: Tempo innamorato che viene giudicato positivamente dalla critica del tempo e da scrittori come elio Vittorini e Emilio Cecchi.
La sua cerchia letteraria si allarga e conosce personaggi dome Arturo Loria, Prezzolini, De Robertis e Montale.
Nel 1930 il suo è l’unico nome femminile inserito nell’antologia dei nuovi scrittori. Nel 1933 si separa dal marito e si trasferisce a Roma con il suo nuovo amore: Enrico Falqui intellettuale e critico letterario.
Insieme fondano una nuova rivista letteraria in pieno dopoguerra: Prosa dove scriveranno autori come Sartre, Valery, Virginia Woolf e Mann, purtroppo do qualche anno dalla fondazione la rivista chiude.
Gianna Manzini inizia a occuparsi di moda attività più frivola che la porta a scrivere per il settimanale OGGI
La sua attività di scrittrice non si è mai fermata ma con la pubblicaione di animali sacri e profani viene apprezzata da Pier Paolo Pasolini. Nle 1956 con il romanzo LA SPARVIERA, si aggiudica il prestigioso Premio Viareggio. Nel 1961 con UN’ALTRA COSA, vince il Premio Marzotto. Nel 1965 riceve il Premio Napoli con il romanzo Allegro ritratto. Con ritratto in piedi vince il Premio Campiello siamo nel 1971.
Muore, sola, a Roma il 31 agosto 1974, pochi mesi dopo la morte del suo compagno di vita Enrico Falqui.
FLM
La tematica
La prosa di Gianna Manzini, "complicata e un po' abbagliante" come la definiva già al suo esordio Emilio Cecchi, ha sempre cercato di costruire il racconto secondo angolature e piani diversi; la narrazione assume a volte un ritmo affannoso, preziosismi lessicali e metaforici, e lo stile diventa spesso acrobazia. Giacomo Debenedetti scrisse che "certamente la Manzini è riuscita e riesce a pronunciare parole che, fino all'attimo precedente, avevamo creduto impronunciabili [.....] in tal modo [...] ci può descrivere un visibile che anche noi dovremmo vedere, ma da soli non vedremo mai".
I suoi due ultimi libri rappresentano per la scrittrice un ritorno doloroso alle origini; il ricordo del padre amatissimo, i sensi di colpa, ripresi dopo un oblio di ben sessant'anni, necessari per sviscerare tutto il suo vissuto: la dolorosa vicenda di un padre ricco che lascia tutto (compresa la famiglia) per inseguire un ideale e un tragico destino, e di una madre ricca borghese, conservatrice e reazionaria, raffigura uno scontro di scelte diverse e inconciliabili.
Manzini si rivela un'intellettuale raffinata, autrice di frammenti lirici e sperimentatrice di forme aperte del testo. Il suo è un percorso originale e innovativo, che si pone al di là delle tendenze letterarie, spesso precorrendo i tempi con tecniche nuove e personalissime.
La sua opera, benché subito apprezzata dalla critica e da grandi intellettuali, è rimasta confinata all'interno di un pubblico ristretto. Oggi sembra che possa finalmente essere illuminata da una nuova rilettura delle sue opere, anche grazie allo straordinario apporto del suo archivio personale, che potrà aprire nuove prospettive di ricerca sui suoi testi.
Opere
Romanzi e raccontiTempo innamorato, introduzione di Giansiro Ferrata, Milano, Corbaccio, 1927; Milano, Mondadori, 1973.
Incontro col falco, Milano, Corbaccio, 1929.
Boscovivo, Milano, Treves, 1932.
Un filo di brezza, Milano, Panorama, 1936.
Rive remote, Milano, Mondadori, 1940.
Venti racconti, prefazione di Giuseppe De Robertis, Milano-Verona, Mondadori, 1941.
Forte come un leone. Confidenze, con 6 disegni inediti di Scipione, Roma, Documento, 1944.
Carta d'identità, Roma, Nuove edizioni italiane, 1945.
Lettera all'editore, a cura di Clelia Martignoni, Firenze, Sansoni, 1945; Palermo, Sellerio, 1993.
Forte come un leone ed altri racconti, Milano, Mondadori, 1947.
Ho visto il tuo cuore, Milano, Mondadori, 1950.
Cara prigione, con 6 disegni di Franco Gentilini, Milano, Fiumara, 1951; Milano, Mondadori 1958.
Animali sacri e profani, Roma, Casini, 1953.
Il valzer del diavolo, Milano, Mondadori, 1953.
Foglietti, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1954.
La sparviera, Milano, Mondadori, 1956.
Ritratti e pretesti, Milano, Il Saggiatore, 1960.
Arca di Noè, Mondadori, Milano, 1960; Roma, Rina Edizioni, 2023.[4]
Un'altra cosa, Milano, Mondadori, 1961.
Il cielo addosso, Milano, Mondadori, 1963.
Album di ritratti, Milano, Mondadori, 1964.
Allegro con disperazione, Milano, Mondadori, 1965.
La Signora di Cariddi, Milano, Rizzoli, 1970.[5]
Ritratto in piedi, Milano, Mondadori, 1971; a cura di Clelia Martignoni, Pistoia, Libreria dell'Orso, 2005; Aprilia, Ortica editore, 2011.
Sulla soglia. Racconti, a cura di Clelia Martignoni, Mil