di
Donatella Di Pietrantonio.
recensione a cura di
Ferlisi Maria Lucia
L'Arminuta si presenta in una casa sconosciuta con i vestiti e scarpe in mano, le apre la porta una ragazzina Adriana, è sua sorella, ma ancora non sanno di esserlo.
La ragazzina da una famiglia agiata, dove vestiva e mangiava bene, si trova, in un freddo mattino, catapultata in un'altra realtà di stenti e miseria, dove si mangiano anche le briciole. La casa è fredda e umida, il letto si divide con una sorella che si fa ancora la pipì addosso, ma non importa, il freddo supera lo schifo e l'abbraccia forte.
Arminuta adesso ha due madri, due padri, due fratelli e due sorelle. Tutto doppio, ma lei è sola, ed è una ragazzina che non comprende perché nessun adulto ha il coraggio di dirle la verità. Una madre che l'ha partorita, ed una madre che dopo averla accolta l'ha abbandonata.
Due volte abbandonata.
Come si può accettare questa realtà? Come potrà amare le sorelle, i fratelli e la nuova madre? Quale è il legame che unisce questa figlia alla madre, e quale era il precedente filo che la legava alla madre adottiva? Il cuore di Arminuta è devastato, non sa più chi amare, ma non sa più chi è lei stessa. Il ventre materno è più forte dell'amore di chi ti ha cresciuta? Quale tra i due abbandoni è più doloroso per Arminuta? -Tutte domande che Arminuta si pone, a volte senza sapere la risposta, non le rimane che crearsi una nuova figura in cui cercare di essere almeno se stessa.
"Eppure in certe ore tristi mi sentivo dimenticata. Cadevo dai suoi pensieri. Non c'era più ragione di esistere al mondo. Ripetevo piano la parola mamma 100 volte, finché perdeva ogni senso ed era solo una ginnastica delle labbra. Restavo orfana di due madri viventi. Una mi ha ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l'altra mi aveva restituita a 13 anni. Ero figlia di separazioni false o taciute, distanti. Non sapevo da dove provenivo. In fondo non lo so neanche adesso."
Un racconto duro, spietato, ma schietto e vero, che mette di fronte due mondi, quello dell'adolescenza con quello degli adulti, quello dei benestanti con quello dei poveri, quello della realtà con quello dell'ipocrisia. Questi mondi che si scontrano e ci mostrano la realtà misera e dura dei sentimenti che devono cercare spazio in questi meandri difficili da accettare.
Il linguaggio è duro come dure sono le vite della realtà di alcuni luoghi dimenticati da Dio, dove impera la miseria e i sentimenti si dimenticano sopraffatti dalla ricerca del quotidiano.
Uno stile impeccabile per una storia amara L'autrice ci regala una storia dolorosa e dura. Un romanzo che riesce ad affrontare argomenti spinosi e delicati; ed anche tu lettore ti porrai le stesse domande di Arminuta. Anche tu ti sentirai frastornato da questa giostra di sentimenti che non conoscevi.
Può una madre abbandonare la propria figlia, e la seconda madre può farlo anche lei? Qual è allora l'amore che unisce e lega una madre alla figlia? Una storia che analizza con rara sensibilità i sentimenti di una famiglia rurale in lotta perenne con le difficoltà più immediate del vivere.
Un libro ben premiato.
Un libro che difficilmente dimenticherete.
Scheda libro
Autore:Donatella Di Pietrantonio
Titolo:L'Arminuta
Casa Editrice:Einaudi
Pagine: 162
Sinossi
Ero l'Arminuta, la ritornata. Parlavo un'altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza».
- Ma la tua mamma qual è? - mi ha domandato scoraggiata. - Ne ho due. Una è tua madre.
Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L'Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche piú care, l'affetto incondizionato dei genitori.
O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
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