mercoledì 18 dicembre 2024

Le rondini di Kabul di Yasmina Khadra (Mohamed Moulessehoul)

 Le rondini di Kabul 

di Yasmina Khadra

 (Mohamed Moulessehoul)

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Rileggere Le rondini di Kabul dopo vent'anni riempie il cuore di tristezza, speravo che le rondini fossero tornare a fare festa, invece ancora una volta sono state costrette ad allontanarsi, a scappare da quella città dove il sole si è piegato  e regna il buio della mente.

Il romanzo diventa ancora una volta attuale e sembra scritto dopo qualche mese dalla consegna  di Kabul ai talebani e al ritorno dell'oscurantismo.

Ancora una volta le donne tornato ad eliminare i loro sorrisi e le loro speranze per scomparire dentro un burqa che le rende tutte uguali e sottomesse al volere degli uomini, non hanno un volto né un corpo, non hanno voce ne sorrisi. 

Anche la vita degli uomini è cambiata, non si ride in pubblico, non si può avere una propria opinione e una parola può essere trasformata nella tua prigionia, devi solo pregare e uniformarti al pensiero dei talebani che controllano ogni tuo passo,  pronti a consegnarti alla prigione se non osservi le loro regole.

L'autore sotto un pseudonimo femminile ci fa comprendere questo soffocamento dei diritti, dell'umanità, della libertà di pensiero e di essere attraverso le storie di due famiglie: Mohsen e Zunaira, una famiglia benestante che che sognava, quando Kabul era una città libera, lui d'intraprendere la carriera diplomatica, lei quella della magistratura, adesso sono due due relitti di quello che erano, ridotti in povertà, solo Zunaira continua a sperare...

L'altra coppia è composta da Atiq e Mussarat, lui relegato nel ruolo di carceriere e la moglie afflitta da un male incurabile, l'uomo di fronte ai quotidiani massacri avverte un cambiamento che può essere rischioso, parla da solo ed è sempre più insofferente a queste atrocità. 
Attraverso le parole dei personaggi avvertiamo tutto il dolore di questa città dove le persone vengono annullate, dove regna il dolore e la paura, dove la miseria e la brutalità convivono con il fanatismo religioso e consegnano la città, un tempo libera e moderna, all'oscurantismo più bieco.

Le storie dei quattro personaggi s'intrecciano in un crescendo di paura e ti senti soffocare mentre assisti alla lapidazione di una donna, colpevole di aver tradito il marito.

Una storia drammatica e maledettamente attuale, un romanzo che avresti voluto non leggere, una testimonianza che ti rende impotente, come loro, di fronte all'orrore e rischi di rimanerne invischiato come Moshen.

Una storia che vi farà comprendere cosa significa vivere in Afghanistan, dal punto di vista di chi vive ogni giorno questi soprusi. Ma la speranza non può abbandonare chi ancora crede che ci si può rialzare e sognare che le rondini possano fare ritorno a Kabul.

Scheda libro

Autore: Yasmina Khadra

Titolo: Le rondini di Kabul

Casa Editrice: Sellerio

Pagine: 248

Sinossi

«Dopo vent’anni – è il rimpianto di Yasmina Khadra –, in cui il semplice ritorno alle cose naturali della vita ci sembrava una specie di miracolo, ma noi ci avevamo creduto, ecco che tutto è sparito in una voluta di fumo, eccoci rispediti alla casella di partenza».
Questo romanzo dello scrittore algerino Mohamed Moulessehoul, che ha cominciato a scrivere con lo pseudonimo femminile di Yasmina Khadra – e dopo il successo ottenuto, lo ha mantenuto –, è stato pubblicato nel 2002, poco dopo l’intervento americano in Afghanistan. Attraverso le storie dei protagonisti, parla della vita quotidiana a Kabul sotto i talebani trionfanti, come sono trionfanti oggi vent’anni dopo. Il quadro di un’agghiacciante realtà pubblica, attraverso le scene private di due matrimoni. Mohsen e Zunaira, una coppia borghese ridotta in povertà: «Si erano conosciuti all’università. Lui studiava scienze politiche e aspirava alla carriera diplomatica; lei ambiva a diventare magistrato»; e Atiq e Mussarat, lui un carceriere, quindi un personaggio di un certo privilegio in mezzo a un popolo di prigionieri, lei una malata terminale, quindi ancor più emarginata nella sua condizione inferiore di donna. Tra queste due unioni, vive una colpa immensa e da nascondere assolutamente: l’amore. La bella Zunaira è per Mohsen l’amore di gioventù; Atiq è legato alla sofferente Mussarat di devozione e gratitudine per quello che lei aveva fatto anni prima. Che ne farà di loro «la città dannata», dove «la gioia viene annoverata fra i peccati capitali», e «le esecuzioni pubbliche tendono a diventare routine»? Oggi, «dopo vent’anni di guerra e di speranza», Kabul è ritornata la stessa città dannata.
Nel libro c’è una frase che è un’espressione di ottimismo: «I talebani hanno approfittato di un attimo di confusione – dice Mohsen a Zunaira – per assestare un colpo terribile ai vinti. Ma non è il colpo di grazia». Rileggere questo romanzo e confrontarlo con quanto è successo significa prendere atto del colpo di grazia. «Le rondini di Kabul non torneranno ad annunciare la primavera» scrive Khadra nell’Introduzione.

Biografia

Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia. In Italia sono pubblicati molti dei suoi romanzi, tra cui i due noir Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro del 2008 per la rivista letteraria «Lire» (adattato a film nel 2012). Con Sellerio: Gli angeli muoiono delle nostre ferite (2014), Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (2015), L'ultima notte del Rais (2015), L'attentato (2016), dal quale è stato tratto il film di Ziad Doueirie, Khalil (2018), L'affronto (2021) e Le rondini di Kabul (2021). 

venerdì 13 dicembre 2024

Premio letterario “Carlo Ulcigrai” XXVI edizione 2025

 

Premio letterario “Carlo Ulcigrai” 

 XXVI edizione 2025

scade il 28/02/2025

Regolamento/

1. Il GENERALI – Circolo Aziendale – TRIESTE (di seguito Circolo), in collaborazione con l’Associazione Seniores d’Azienda del Gruppo Generali – Trieste, bandisce la ventiseiesima edizione del premio letterario “Carlo Ulcigrai”.

2. Il concorso prevede due sezioni per opere inedite in lingua italiana:

· primo premio di 600 euro, secondo di 400 euro e terzo di 300 euro per racconti da 6 a 20 cartelle editoriali;

· primo premio di 300 euro e secondo premio di 200 euro per racconti fino a 5 cartelle editoriali.

(Cartella editoriale: foglio di 1800 caratteri circa, per 30 righe di 60 battute ciascuna).

I suddetti premi non possono essere assegnati a chi nelle cinque precedenti edizioni si sia classificato al primo posto nella medesima sezione.

Altri racconti significativi potranno ottenere una menzione speciale.

Agli autori dei racconti premiati ed eventualmente segnalati verrà assegnata una targa-ricordo e le rispettive opere saranno pubblicate in un volume edito dal Circolo.

3. Il Consiglio Direttivo del Circolo nominerà una commissione giudicatrice di cinque membri, così composta:

· tre rappresentanti del mondo delle lettere;

· due soci del Circolo designati dal Consiglio Direttivo.

La commissione designerà tra i suoi membri il presidente.

Le decisioni della commissione sono inappellabili.

4. Gli elaborati potranno essere inviati:

· via mail, indicando su un foglio a parte le generalità del partecipante e la sezione scelta a:

premioulcigrai@generali.com

· per posta, in formato cartaceo, con le stesse modalità, a:

GENERALI – Circolo Aziendale – TRIESTE

Premio Letterario “Carlo Ulcigrai”

Via Machiavelli 4 – 34132 TRIESTE

Il termine ultimo per la presentazione dei lavori sarà il 28 febbraio 2025.

I lavori presentati non verranno restituiti.

5. La Giuria sceglierà i racconti vincenti entro il 30 aprile 2025, informandone gli autori e pubblicando i risultati sul sito del Circolo: www.circologeneralitrieste.com.

Tempi e modi della premiazione saranno comunicati in seguito.

6. Per ulteriori informazioni gli interessati possono rivolgersi alla segreteria del Circolo all’indirizzo e-mail:

CONSULENTI.Miot@Consulenti.GeneraliGroup.com


lunedì 9 dicembre 2024

Una scrittrice dimenticata: MARISE FERRO

MARISE FERRO

                                    Maria Luisa Ferro  nacque a Ventimiglia il  21 giugno 1905, morì a Sestri Levante, 2 ottobre 1991, il padre Giovanni Battista  era un colonello dell’esercito piemontese, mentre la madre Vilna Viale, era figlia di un armatore di origini francese. 

Come scrittrice scelse lo pseudonimo Marise Ferrò, francesizzando il suo,   è stata anche  giornalista, saggista e traduttrice di autori francesi come George Simenon, Honoré de Blazac, Vicotr Hugo e Colette  .

Si sposò due volte, il primo matrimonio nel 1934 fu con Guido Piovene, con lui iniziò la sua carriera giornalistica a Londra. Il secondo matrimonio fu con Carlo Bo, famoso storico della letteratura italiana.

Nella sua vita fu testimone delle due guerre mondiali, del periodo fascista e visse in prima persona le problematiche delle donne negli anni Sessanta.

I suoi scritti riflettevano il suo vissuto, riusciva ad entrare nelle tematiche con occhio attento, indagatore e oggettivo. Le tematiche dell’adolescenza hanno sempre attirato la sua attenzione e le aveva trasferite nei suoi romanzi.

Era in grado di entrare con delicatezze nelle sue eroine, sempre ribelli che cercavano di attirare le attenzioni su di sé, all’interno di famiglie piccolo borghese che non avevano tempo per fermarsi ad ascoltare i propri figli.

Fondò nel 1946 il settimanale Foemina, insieme con lei in questa audace pubblicazione due nomi forte della letteratura: alba de Cespedes e Sibilla Aleramo, un settimanale che oltre alla moda e alla cucina vuole parlare alle donne di attualità e emancipazione in modo qualificato e preciso, contrapponendosi al noto settimanale Noi Donne. Dopo due anni è costretta a chiudere l’uscita del settimanale, in quanto il suo impegno culturale non riscontra il favore del pubblico.

Dopo anche lei finisce nell’oblio, insieme con tante altre validi scrittrici e donne della cultura italiana. Si limiterà a scrivere solo qualche romanzo.

Nel 1978 il suo ultimo romanzo, La sconosciuta, ha vinto il Premio Stresa di Narrativa.

Morì a Sestri Levante nel 1991.

 

Opere

Romanzi

    Disordine, 1932.

    Barbara, 1934.

    Trent'anni, 1940.

    Lume di luna, 1943.

    Memorie di Irene, 1944.

    Stagioni, 1946.

    La guerra è stupida, 1949.

    La violenza, 1967.

    Una lunga confessione, 1972.

    Irene muore, 1974.

    La ragazza in giardino, 1976.

    La sconosciuta, 1978.

 

Saggi

    Le romantiche, 1958.

    La donna dal sesso debole all'unisex, 1970.

 

Ferlisi Maria Lucia

Grazie a

Enciclopedia Treccani

Elle

 


venerdì 29 novembre 2024

Terra Alta di Javier Cercas

 Terra Alta

 di

 Javier Cercas

IMPRESSIONI  DI MARIA LUCIA FERLISI

Melchor ha solo 25 anni ma come poliziotto è considerato un eroe in quanto ha sventato e  un attentato terroristico e per proteggere la sua incolumità è stato mandato a Terra Alta nella Catalogna della Spagna, vicino a Barcellona. In questo paese rurale e dimenticato conosce una donna matura e si innamora, la sposa e hanno una figlia che chiameranno Cosetta, personaggio dei Miserabili di Victor Hugo.
Questo romanzo è come un libro guida per lui, in carcere gli ha aperto la porta della redenzione e ha trovato la risposta a mille domande come se il romanzo fosse stato scritto per lui. Il suo è un passato pesante da drogato, teppista, delinquente, con una madre prostituta e una vita povera. Adesso è un poliziotto e il passato cancellato insieme con la morte della madre.
La vita a Terra Alta scorre tranquilla e sonnecchiante, fino al giorno in cui nella casa più in vista del paese vengono trucidati due ricchi anziani. La scena che si presenta agli occhi dell'investigatori è aberrante: 

“Due ammassi insanguinati di carne rossa e violacea sono uno di fronte all’altro, su un divano e una poltrona zuppi di un liquido grumoso – misto di sangue, viscere, cartilagini, pelle – che è schizzato anche sulle pareti, sul pavimento e persino sulla cappa del camino

Inizia l'indagine che procede a fatica, il lavoro è stato eseguito alla perfezione da dei sicari professionisti, nessuna traccia, nessun testimone dell'efferato delitto, in quanto sono stati uccisi anche le cameriere. L'indagine viene chiusa, ma non per lui che continua a scavare nel passato dei coniugi uccisi e nelle vite dei familiari, genero in primis.

Alla fine riesce a trovare una linea e la persegue fino a......

Javier Cercas si approccia ai gialli con questo romanzo che non si può definire solo come tale, dentro la trama c'è anche la storia del territorio dove è ambientato, infatti la città è stata protagonista di una battaglia feroce della guardia civile80 anni prima.

 Non solo ma è anche un momento di riflessione tra la giustizia e la vendetta a cui spesso si cede il posto. È anche un viaggio introspettivo del protagonista che deve sviscerare tutti i fantasmi del passato e in quella terra dimenticata da Dio, riesce a comprendere molti aspetti della sua vita.

L'autore è riuscito a miscelare tutti gli elementi per confezionare un  buon romanzo con una buona dose di tensione e curiosità verso questo ispettore con un passato che non si combina con il lavoro che svolge.

Ma in questo giallo quello che prevale e la vita dei suoi protagonisti e riesce a catturare l'attenzione del lettore malgrado gli elementi da giallo siano scontati e già letti. La scrittura impeccabile dimostra che un buon libro sostenuto da un ritmo appassionante riesce a captare l'attenzione del lettore.

Valutazione:💛💛💛

Scheda libro

Autore:  Javer Cercas

titolo: Terra Alta

Casa Editrice: Guanda

Pagine :384

TRAMA

Un thriller di alta tensione psicologica e morale:


Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell’azienda più impor­tante della zona, le Gráficas Adell, vengo­no trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è asse­gnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona. Stabilitosi in questa piccola regione dal nome evocativo di Terra Alta, crede di aver seppellito l’odio e la voglia di riscatto sotto una vita felice, grazie all’amore di Olga, la bibliotecaria del paese, dalla quale ha avuto una figlia, Cosette. Lo stesso nome della figlia di Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, il suo romanzo prefe­rito. L’indagine si dipana a ritmo serrato, coinvolgendo temi come il conflitto tra giusti­zia formale e giustizia sostanziale, tra rispetto della legge e legittimità della vendetta. Ma soprattutto Javier Cercas, l’autore di libri memo­rabili come Soldati di Salamina, Anatomia di un istante, L’impostore, racconta l’epopea di un uomo solo che cerca il suo posto nel mondo, e per questo dovrà lottare e mettere a rischio tutto: i valori, gli affetti, la famiglia, la vita. Una narrazione di alta tensione psicologica e morale, che diventa romanzo totale.
Una storia avvincente, che cattura il lettore dalle prime pagine, e allo stesso tempo scuote profondamente le coscienze.» El Cultural
«Un intrigo poliziesco che parla di vita e di letteratura, e di come la letteratura, se è coraggiosa e sincera, può cambiare la vita. Un thriller teso dall’inizio alla fine.» La Vanguardia
«Il ritratto di un uomo che diventa eroe suo malgrado.» ABC

«Un giallo impeccabile. Cercas gestisce in modo sapiente emozioni e sentimenti… Il protagonista appartiene alla schiera dei suoi eroi imperfetti.» El Periódicorama




CARMELA IN LIBERTA' DI ELVIRA ROSSI

 CARMELA IN LIBERTA' DI  ELVIRA ROSSI Impressioni di Maria Lucia Ferlisi Carmela ha tredici anni, è nata in un paesino   dell’entroterra...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.