Per il sogno di altri
di
Massimo Bellavita
recensione di Maria Lucia Ferlisi
Tutto inizia con la fine di un lavoro e la voglia di cambiare e mettersi in gioco ancora nel mondo lavorativo per Massimo Bellavita, un suo amico gli fa la proposta di aprire una pensione per cani, ha già individuato il luogo, cerca un socio per questa avventura.
Massimo accetta, ama gli animali e l'idea di iniziare una nuova attività, di essere libero da imposizioni gerarchiche, lo attrae, ha un piccolo capitale e lo investe in questo sogno.
Acquistano il terreno dove inizierà la loro attività e subito dopo s'intravedono i primi scricchiolii di questa nuova impresa. Il terreno è abitato da una coppia, brave persone che accudiscono alcuni cani, per il proprietario, per gli acquirenti l'inizio di un calvario.
Le brave persone, Paola con il marito disabile su una carrozzina, non sono tali, vivono con i loro cani nella sporcizia e nel degrado assoluto, il terreno è stato trascurato e se ne vedono tutti gli effetti devastanti. A Massimo non resta che rimboccarsi le maniche, il socio lavora e non ha tempo, quindi il lavoro "sporco" tocca a lui.
"Cancellate improvvisate erano state sistemate alla bell’e meglio alla fine di ciascun box e coperture di tutti i tipi, da pannelli coibentati usati e marci a tavole di legno ed Eternit, facevano da riparo alle intemperie. A ridosso dei cancelli, una pavimentazione di cemento di otto metri di larghezza per sedici di lunghezza era parte integrante dell’area di pertinenza del capannone bruciato, che si ergeva alla fine di questo blocco cementizio in tutta la sua bruttura. A lato di questa parete, vi era una casetta mobile, di quelle che si usano nei cantieri come ufficio operativo, e tutto intorno a essa rifiuti di ogni genere: a fare da cornice a questo splendido colpo d’occhio, all’interno di quelle che una volta erano vetrate giganti, incastrati ancora nelle loro originali guarnizioni e fessure, vi erano i resti visibili di vetri aguzzi esplosi durante l’incendio e altri parzialmente fusi a causa dell’elevata esposizione al calore"
Acquistano il terreno dove inizierà la loro attività e subito dopo s'intravedono i primi scricchiolii di questa nuova impresa. Il terreno è abitato da una coppia, brave persone che accudiscono alcuni cani, per il proprietario, per gli acquirenti l'inizio di un calvario.
Le brave persone, Paola con il marito disabile su una carrozzina, non sono tali, vivono con i loro cani nella sporcizia e nel degrado assoluto, il terreno è stato trascurato e se ne vedono tutti gli effetti devastanti. A Massimo non resta che rimboccarsi le maniche, il socio lavora e non ha tempo, quindi il lavoro "sporco" tocca a lui.
"Cancellate improvvisate erano state sistemate alla bell’e meglio alla fine di ciascun box e coperture di tutti i tipi, da pannelli coibentati usati e marci a tavole di legno ed Eternit, facevano da riparo alle intemperie. A ridosso dei cancelli, una pavimentazione di cemento di otto metri di larghezza per sedici di lunghezza era parte integrante dell’area di pertinenza del capannone bruciato, che si ergeva alla fine di questo blocco cementizio in tutta la sua bruttura. A lato di questa parete, vi era una casetta mobile, di quelle che si usano nei cantieri come ufficio operativo, e tutto intorno a essa rifiuti di ogni genere: a fare da cornice a questo splendido colpo d’occhio, all’interno di quelle che una volta erano vetrate giganti, incastrati ancora nelle loro originali guarnizioni e fessure, vi erano i resti visibili di vetri aguzzi esplosi durante l’incendio e altri parzialmente fusi a causa dell’elevata esposizione al calore"
Sensazioni di disgusto e ribrezzo l'accompagnano tutte le volte che si reca nel luogo per cercare di ridare un minimo di vivibilità a quel luogo ridotto a immondezzaio e pieno di topi a causa del cibo per cani e gatti lasciato a marcire dalla "gestione" dei cani di Paola.
Inizia il suo lavoro di pulizia, divide ciò che è recuperabile da ciò che è marcio, senza aiuto di nessuno, da solo affronta quell'infinito luogo di luridume in cui vivevano cani e Paola.
Paola e il marito erano convinti di fare del bene ai loro cani, ma la situazione era penosa da denuncia, sono contaminati dal degrado fisico e morale, e l'autore preferisce preferisce farli allontanare e cercare di far rinascere quel fazzoletto di terra e poter farvi soggiornare i cani in modo pulito e confortevole, un lavoro immane.
Paola e il marito erano convinti di fare del bene ai loro cani, ma la situazione era penosa da denuncia, sono contaminati dal degrado fisico e morale, e l'autore preferisce preferisce farli allontanare e cercare di far rinascere quel fazzoletto di terra e poter farvi soggiornare i cani in modo pulito e confortevole, un lavoro immane.
Finalmente il luogo assume i connotati di un'area verde attrezzata per il soggiorno e vendita dei cani. Giorgio e Massimo decidono di allevare pastori tedeschi, ma il costo è elevato, pertanto decidono di rivolgersi a un allevatore dell'Est, per i loro noti prezzi modici, alla fine si recano in provincia di Padova ed acquistano diverse razza di cane per la vendita.
"Alla fine decidemmo per quattro carlini, di cui tre femmine (una nera) e un maschio; due yorkshire, di cui un maschio e una femmina; tre barboncini, due femmine nere e un maschio bianco; quattro west highland white terrier, di cui tre femmine e un maschio, e per finire quattro volpini, due sorelle bianche, una rossa più piccola e un maschio toy, o meglio un pomerania. Sceglievamo un po’ a caso, anche perché io mi fidavo dell’esperienza di Giorgio. Non sapevo cosa bisognasse valutare quando si acquistava un cane. Lo capii solo più tardi."
Ed iniziano nuovi problemi per i due soci...
"Alla fine decidemmo per quattro carlini, di cui tre femmine (una nera) e un maschio; due yorkshire, di cui un maschio e una femmina; tre barboncini, due femmine nere e un maschio bianco; quattro west highland white terrier, di cui tre femmine e un maschio, e per finire quattro volpini, due sorelle bianche, una rossa più piccola e un maschio toy, o meglio un pomerania. Sceglievamo un po’ a caso, anche perché io mi fidavo dell’esperienza di Giorgio. Non sapevo cosa bisognasse valutare quando si acquistava un cane. Lo capii solo più tardi."
Ed iniziano nuovi problemi per i due soci...
Massimo Bellavista ha scritto questo diario con una scrittura piacevole e scorrevole. Tutte le peripezie sono raccontate con dovizia di particolari, non tralascia nulla.
Una storia di vita lavorativa che cerca di mettere in guardia chi come lui a volte, ingenuamente, si lasciano trasportare dai sogni di attività nuove. Nella narrazione si percepisce il dolore e la rabbia contro le avversità e le istituzione.
Un ritratto di vita vissuta interessante soprattutto per chi ama gli animali.
Una storia di vita lavorativa che cerca di mettere in guardia chi come lui a volte, ingenuamente, si lasciano trasportare dai sogni di attività nuove. Nella narrazione si percepisce il dolore e la rabbia contro le avversità e le istituzione.
Un ritratto di vita vissuta interessante soprattutto per chi ama gli animali.
Autore: Massimo Bellavita
Titolo: Per il sogno di altri
Casa editrice:Amazon Media EU S. r.l.
Pagine: 225
Sinossi
Doveva essere un lavoro semplice, l'esperienza e le conoscenze c'erano, il posto era stato trovato e il requisito richiesto per il nuovo socio era uno solo ma fondamentale: fare il lavoro sporco. E da quell'esperienza nasce la testimonianza in prima persona di un sogno che si realizza, l'apertura di un allevamento e pensione per cani, dove due soci mettono a nudo la loro vera indole e si confrontano con i due mondi paralleli in cui si trovano a vivere: quello umano e quello canino.