WAR IS A FEMINIST ISSUE
di
Lilia Giugni
Tra i vari eventi che ho seguito al Festivaletteratura di Mantova War is a feminist issue è stato quello che maggiormente ha suscitato il mio interesse e la voglia di approfondire, un tema tristemente attuale, svoltosi presso la Biblioteca Baratta di Mantova, luogo a me caro per i prestiti, studi e gruppi di lettura.
L'evento è stato bistrattato, niente presentazione da parte delle magliette blu e poca gente, ma era il giorno di apertura, quindi è comprensibile che non ci sia stata una ressa.
L'invitata all'evento non era molto conosciuta e non è stato messo in vendita il saggio da lei scritto.
Lilia Giugni è una ricercatrice presso il Centro Studi di Innovazione Sociale dell’Università di Cambridge, e co-fondatrice e direttrice del think tank britannico GenPol , Gender &Policy Insights. Oltre che ricercatrice è anche attivista nel movimento femminista e si occupa di di disuguaglianze di genere e di ingiustizia sociale.
Di certo la dottoressa Lilia Giugni non si è scoraggiata ma armata di un sorriso empatico ha dato inizio alla sua preziosa lezione.
L'argomento non era facile: War is a femminist issue, il titolo deve aver scoraggiato, quando appare la parola femminismo, molti fuggono, in Italia la parola spaventa ancora, si ritiene che la causa sia ancora qualcosa di settario, troppo di sinistra, lontano dal mondo delle donne. È una parola che allontana, se avessero usato donne forse l'evento avrebbe avuto più attenzione.
Per Lilia Giugni il femminismo è come un grimaldello che scardina le menti, che pone la modalità, la chiave di lettura, la lente di ingrandimento per comprendere meglio ciò che accade alle donne. Quindi focalizzare e parlarne, sempre, a più voci e senza omissioni o mezze verità.
Il femminismo pone attenzione alle donne, ai loro diritti.
Lilia Giugni attraverso i consigli di cinque libri, ha voluto porre l'attenzione sulla guerra, argomento tristemente attuale, dal punto di vista delle donne, che da sempre si sono rifiutate di esserne parte attiva. Le donne rifiutano la guerra, non solo perché sono pacifiste, non è questo l'unico motivo del loro rifiuto alla guerra, no, loro sono consapevoli che nella guerra le prime a pagarne le conseguenze sono loro.
Sin dai tempi antichi, le donne sono state oggetto di rappresaglia contro il nemico. I loro corpi sono stati violati, mutilati, stuprati. Il corpo della donna è un oggetto per dimostrare la potenza nemica. Più orrende sono le incursioni e le violenze contro le donne più è grande il loro potere militare.
L'autrice si rifiuta di entrare nei dettagli delle mutilazioni o altri esecrabili gesti contro le donne che, assieme a quelle contro i bambini, rappresentano l'orrore e la disumanità di tutte le guerre.
La ricercatrice lascia parlare i libri di donne che hanno affrontato questo scottante tema e che sono stati importanti nella sua formazione.
Lilia Giugni affronta la guerra attraverso la lettura di Cassandra di Christa Wolf, Metà di un sole giallo di Chimamanda Ngozi Adichie, Il potere delle donne di Denis Mukwege, I nostri corpi come campi di battaglia. Storie di donne, guerra e violenza di Christina Lamb, La donna abitata di Gioconda Belli.
Sono romanzi e saggi scritti non solo da donne ma anche da un uomo che si è contraddistinto in questa battaglia di usare le donne come un trofeo, un bottino di guerra come nell'antichità, ed è il Premio Nobel della Pace 2018 DENIS MUKWEGW, chirurgo e ginecologo noto per aver letteralmente ricucito e ricostruito il corpo delle donne vittime di guerre e rappresaglie.
Seguono altri titoli che parlano di guerre nell'antichità come a Troia, In Nicaragua negli anni 60, sempre negli anni sessanta ci spostiamo nel Biafra, per arrivare nel Congo e concludere con un excursus europeo nel novecento.
Un lungo viaggio che ci porta a vedere attraverso gli occhi della letteratura come il corpo della donna è stato usato dal passato fino ad oggi come un triste luogo di battaglia in tutte le guerre, senza distinzione di tempo e di luogo. In Europa come nei continenti, la donna è oggetto di sevizie, stupri, assoggettamento. La donna diventa un trofeo da calpestare e mostrare ai vinti .
La donna violata vuol dimostrare la supremazia dei vincitori e la donna stuprata è due volte vittima, in quanto donna e come appartenete al popolo vinto. Lo stupro come arma di guerra è stato riconosciuto soltanto nel 1997 dopo la guerra in Bosnia.
Lo stupro di massa è un'arma silenziosa usata per scatenare terrore nella popolazione di ogni guerra, nessuno ne parla, non fa notizia.
Ecco perché la ricercatrice parla di lente d'ingrandimento, noi lettori abbiamo l'obbligo morale e civile di conoscere, e loro scrittori, fotografi, attivisti di pace hanno il dovere di mostrare tutte le facce della guerra non solo quella dei vincitori, ma quella dei vinti.
La Letteratura ha il dovere di mostrare al mondo le violenze che si perpetrano durante le guerre.
A noi lettori il compito di leggere le loro testimonianze.
By Maria Lucia Ferlisi
Biografia
Lilia Giugni è nata a Napoli e vive a Londra. Ha conseguito un PhD in Politics presso l'Università di Cambridge, dove lavora come ricercatrice e docente per il Cambridge Centre for Social Innovation. Attivista femminista intersezionale, è Fellow della Royal Society of Arts. Ha contribuito a fondare il Think tank femminista GenPol – Gender & Policy Insights, che svolge lavoro di ricerca e advocacy su questioni di genere e giustizia sociale. Da anni analizza il sessismo latente alla rivoluzione digitale, mappando un fenomeno articolato, che passa dai bias dell'intelligenza artificiale alle molestie online e allo sfruttamento delle lavoratrici dell'industria tecnologica. Tale studio è in parte confluito nel saggio, di prossima uscita, La Rete non ci salverà (Longanesi, 2022).
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